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Ufficialmente sono un'impiegata commerciale e tento di vendere qualcosa all'estero in un orario part-time che di part-time ha solo il nome. Nell'altra parte del "time", quella immaginaria, sono una casalinga disperata. Vivo da sei anni nella Gcasa con un megalomane egocentrico spesso in preda a deliri di onnipotenza che qui chiamo amorevolemente Ego e recentemente pare sia diventato mio marito, una Ggatta convinta di essere la padrona di casa e un Ggatto suo sottoposto. Sono sociofobica, germofobica e un altro paio di cose che finiscono con "obica". Sono silenziosa, amo le parole ma uso scriverle piuttosto che buttarle al vento. Dico sempre esattamente quello che penso ma solo se interpellata - quando apro bocca o ho fame o sono incazzata. Maniaca dell'ordine, del pulito e in generale della perfezione ma non a casa mia. Sono una tormentata, per motivi non ancora chiari, ma non ho tempo per disperarmene perchè ho da correre alla ricerca della perfezione di cui sopra. Per i pregi purtroppo non c'è più spazio. Ballerina mancata, nella prossima vita vorrei fare l'ereditiera depressa, scrittrice nel tempo libero. Sogni nel cassetto: pubblicare un libro e girare il mondo.

mercoledì 10 febbraio 2016

Non so rinunciare alle parole.

tra le mille pieghe di me stessa, lo schifo che ho capito esserci in mezzo negli ultimi mesi, c'è anche questo.
posso stare senza tutto, ma non senza le parole.
quelle giuste, quelle piccole, corte, con suoni anonimi a cui la canzone ce la abbini tu.
Non importa quanto i gesti parlino, se ci sono i fatti, se gli occhi sono così pieni da traboccare, finisce per mancarmi tutto se non ci sono le parole. è un limite, me ne rendo conto. l'ennesimo limite di una donna con le gambe mozzate, zoppa, che arranca sempre a un passo dai traguardi e finisce per non muoversi mai.
Oggi sono pesante, mi è difficile persino respirare, stare al mondo.
Non ho voglia di fare niente di quello che posso fare.
Me ne starei soltanto a letto, a giochicchiare con il cellulare, perdere la testa dietro letture di cose che vorrei scrivere io. mi cerco quelle parole, che hanno scritto altri, per altri, che non sono io e non le hanno scritte per me.
e neanche io le scrivo, il coraggio che rimprovero di non avere ad altri non ce l'ho neanche io.
e i giorni passano, e più che ansia io sento il vuoto. a volte mi sveglio per qualche minuto, mi rendo conto del tempo che sto buttando, mi dispero un poco chiedendomi come ho potuto arrivarci ma non come porre rimedio, e poi torno a dormire.
canto in macchina con la musica a palla, cambio stato su whatsapp, metto like su instagram a post-it scritti da minorenni, sono tornata indietro di dieci anni.
che poi a vent'anni ero rigida come il legno, tutta impegnata a tenere su i pezzi di roba che sarebbe stata pure su da sola e faticavo invece di godermi quei kg in più che mi davano la spensieretazza giusta nelle foto, lo stipendio intero, i miei nipoti piccoli, mio padre.
Che nessuno si salva da solo mi è sempre parsa una gran stronzata, anche se ho adorato la Mazzantini. nessun individuo intelligente puo permettersi il lusso di pensarlo sul serio, per stare a galla dobbiamo essere convinti che ci bastiamo, che alla peggio basteranno le nostre braccia a sostenerci e poi se ce ne saranno altre ben venga ma sia mai farci affidamento. Eppure sono qui, ancora una volta, a trent'anni abbondanti, che aspetto una mano tesa a salvarmi. qualcuno che mi prenda in braccio, mi tolga da quel letto e mi dica ci penso io a te. e potrebbe essere anche solo colpa delle troppe citazioni che sto leggendo, di fabio volo, di massimo bisotti, di federica bosco, ma io lo so che non è così, che sono io che sono nata storta e che per quanto mastichi pane e forza tutte le mattine ogni tot anni vado con il culo per terra verso la mia natura di debole.
E' come se in tre mesi fossi cresciuta di quindici anni, riesco a fare cose che prima mi sembravano imprese titaniche, all'improvviso so cosa voglio fare e come farlo, non ho più paura di niente, ho capito di aver perso tanto tempo, voglio fare, voglio essere chi sono quando avrò fatto, adesso, da subito. ma l'ambiente intorno è sempre lo stesso e mi tiene ancorata, mi lega le caviglie. la mia casa che ho tanto adorato mi toglie l'ossigeno, mi schiaccia tra i suoi colori che ho creduto essere quelli della mia vita, mi comprime le tempie fino a costringermi ad andare a dormire di un sonno ubriaco che poi mi tiene sveglia ore a rigirarmi di qua e di là, verso il russare di Ego e la vita che ho sognato, verso l'armadio troppo pieno che ogni volta che lo apro mi ricorda che devo cambiare casa prima di morire soffocata.
Non ho più bisogno di bere per dormire, alle dieci sono ubriaca di niente, gionca. barcollo, deliro, la testa è andata.
Ne uscirò anche questa volta, la vita mi costringerà a farlo, io non farò un bel niente... come sempre. dopo un tot di botte, dopo un tot di compleanni, impari che se non ti ammazzi tu allora da ogni cosa ne esci prima o poi. forse il famoso istinto di sopravvivenza non è altro che questo, non è una volontà ma una consapevolezza. sono consapevole che per quanto il male sia così forte che pare mi possa lacerare, non lo farà fisicamente, rimarrò intatta, vedrò il sole sorgere domani.
e che forse un giorno poi sarò di nuovo felice, e pronta a cadere di nuovo magari metterò doppie mutande.

2 commenti:

  1. purtroppo spesso non abbiamo scelta, dobbiamo procedere, dobbiamo batterci per noi stessi...
    forza ed elmetto in testa

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  2. E invece spesso ci si salva da soli...tranne bisotti di cui non ho letto niente mi citi i miei guru specie nei momenti di crisi! Chissà perché tanta rigidità a 20!anni (come te) passerà credimi che passa...♡manu sloggata

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