e ne ho già le balle piene.
Sabato la terapeuta mi ha aperto gli occhi su quanto la situazione lavorativa incida sul mio stato d'animo, cosa che io negavo disperatamente. non so nemmeno il perchè poi, che in fondo è una giusitificazione di quelle belle potenti che lasciano poco spazio a domande. L'azienda in cui lavoro è in crisi nera, il posto di lavoro trovato a vent'anni dove ho imparato tutto quello che so fare mi sta miseranmente marcendo davanti al naso, tutte le promesse di carriera ben pagata e roseo futuro di soddisfazioni si sono rivelate aria fritta... e come potrei stare bene?
Naturalmente mi attacco a cozza a questo nuovo rassicuramente scoglio.
Se così non fossero le cose, starei bene.
Starei bene?
Come avevo accennato, la settimana in cui sono stata in ferie il loro castello di debiti e sorrisi è crollato trascinandosi dietro noi e chiunque avanzi un credito con questa gente. in reltà il castello crollava da mesi ma finchè non c'è stato di mezzo il nostro bonifico nessuno si è reso conto di quanto male andassero le cose.
La reltà è chiara come il sole: non ci sono soldi, le banche non ci danno più credito, abbiamo debiti di varie proporzioni sparsi tra i fornitori più disparati - compresi benzinaio e panettiere - e, punto focale, non si vende un cazzo, per cui non ci sono entrate. quest'ultima da mesi, o forse da anni, ma è arrivato quel momento di rottura in cui non si riesce più a vivere nemmeno alla giornata perchè l'accumulo del debito è tale da impegnare tutto il poco che entra. Una società normale, guidata da imprenditori normali, a quet'ora avrebbe già tirato giù la serranda. avrebbe liquidato tutti noi permettendoci di usufruire di mobilità, disocuppazione e tutto quel poco che lo stato italiano ancora concede, garantendo a noi per lo meno il pane quotidiano e all'azienda, che ha un nome che è stato un Nome nel suo settore, la dignità che merita.
Qui invece ci sono due poveri d'animo che non vogliono accettare la realtà e rimangono sulla nave che affonda a costo di rimanerci da soli, di umiliarsi di fornte al mondo intero, di ridicolizzarsi.
Vedere una causa in cui hai creduto tanto, che per anni è stato un porto sicuro quanto il sole che sorge tutte le mattine, dissolversi in fumo, è destabilizzante... ma non l'ho messa al mondo e io e amen.
Capire che non andrai in pensione qui dentro come tante volte hai pensato, che non avrai mai quello staff da coordinare come ti è stato promesso, che tutto il futuro che hai lavorato per creare non verrà, è triste e ti cambia la visuale della tua persona riflessa nel lavoro, la visuale del mondo del lavoro e tante volte anche della vita stessa... ma si supera, si riutilizza per farsi più furbi.
Non sapere più quale giorno del mese verrai pagato e non averne neanche più l'assoluta certezza è un cambio di vita, costringe a cambiare il tuo modo di pensare, ad imparare a vivere pensando al frigo di oggi e non a quello di domani... ma si fa se si deve fare, tutto si fa.
Quello che veramente è insopportabile, insostenibile, umanamente disarmante... è la negazione.
Il trasportatore con cui abbiamo il contratto da anni non ci viene più a ritirare la merce perchè siamo troppo indietro con i pagamenti e dopo mesi di balle, ricevute bancarie rimbalzate e tira e molla, ha smesso definitivamente di servirci. lo sanno loro, lo sa la collega che parla con i trasportatori, lo sa la contabile... teoricamente non lo sappiamo io e la Managerdistaci.. ma naturalmente lo sappiamo anche noi, lo sanno anche i muri. Lui è venuto a dirci, senza che noi gli chiedessimo nulla, che ha dato ordine di non utilizzare più quel trasportatore perchè l'impiegata è stata scortese via mail con sua moglie.
Questo è solo uno dei tantissimo esempi che potrei portare perchè questa è una costante.
se si impegnassero a cercare di cambiare la cose almeno la metà di quanto si impegnano per far finta che vada tutto bene... per lo meno lo stato d'animo non sarebbe questo. abbiamo circa un ora al giorno di lavoro a testa, per il resto della giornata la facciamo passare, ogni giorno dobbiamo sorbirci i suoi sermoni, sempre uguali, sempre inutili. patetici tentativi di convincere se stesso di qulacosa, a giorni che è colpa nostra e non sua, altri che le cose per noi non vanno peggio che per gli altri là fuori.
Ed è questo che io non riesco più a sopportare, assorbo tutto come una spugna e non riesco a liberarmene una volta varcate le slinding doors. grigiume, un futuro che non c'è, la paura del domani, la paura che il tetto ci crolli sulla testa, la delusione, la rabbia, la sensazione di impotenza... emozioni sue, di un uomo che ha gestito le cose con arroganza e immaturità finchè Berta filava, che faccio miei e mi porto a casa e rifletto sulla mia di vita, personale ed economica.. che per inciso ovviamente non va meglio, essendo specchio della loro.
Questo è quanto. ed è improbabile che cambi, potrebbe cambiare se cambiasse la situazione ma ormai noi siamo svuotati di ogni tipo di volontà... ce ne siamo sentite dire di ogni tipo. balle, insulti, prese per il culo e sfottò quali pagherò tutti quando riterrò opportuno.
riterrò opportuno capito? non quando potrò.
La collega E. aveva chiesto di essere licenziata in modo da poter cercare altro vicino casa sua e nel frattempo guardarsi i bambini, non pagare la babysitter e percepire la dispoccupazione. la risposta, dopo tre settimane di silenzio intervallate da battutacce del capo è stata un no, che se vuole si licenzi lei - in passato l'hanno concesso a molti. Quindi siamo vincolate qui, a meno di non trovare altro, cosa molto improbabile, perchè nessuno di noi si puo permettere di rimanere senza in quanto qui non si sa come e quando si prende ma, almeno fin ora, ogni tanto si prende.
Questa, come per mia madre, per la questione della famiglia tutta, ed altro, ...è una di quelle cose per le quali al momento non posso fare proprio nulla. posso/devo mettere tutto in un modo in cui non mi facciano così male.
chi ha detto che è facile?