Informazioni personali

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Ufficialmente sono un'impiegata commerciale e tento di vendere qualcosa all'estero in un orario part-time che di part-time ha solo il nome. Nell'altra parte del "time", quella immaginaria, sono una casalinga disperata. Vivo da sei anni nella Gcasa con un megalomane egocentrico spesso in preda a deliri di onnipotenza che qui chiamo amorevolemente Ego e recentemente pare sia diventato mio marito, una Ggatta convinta di essere la padrona di casa e un Ggatto suo sottoposto. Sono sociofobica, germofobica e un altro paio di cose che finiscono con "obica". Sono silenziosa, amo le parole ma uso scriverle piuttosto che buttarle al vento. Dico sempre esattamente quello che penso ma solo se interpellata - quando apro bocca o ho fame o sono incazzata. Maniaca dell'ordine, del pulito e in generale della perfezione ma non a casa mia. Sono una tormentata, per motivi non ancora chiari, ma non ho tempo per disperarmene perchè ho da correre alla ricerca della perfezione di cui sopra. Per i pregi purtroppo non c'è più spazio. Ballerina mancata, nella prossima vita vorrei fare l'ereditiera depressa, scrittrice nel tempo libero. Sogni nel cassetto: pubblicare un libro e girare il mondo.

giovedì 29 maggio 2014

Perchè

A giorni alterni mi pento amaramente di aver iniziato questo percorso narrativo che vede protagonista la mia famiglia. Inutile dire che fa male, fa male ripercorrere mentalmente eventi passati che mi hanno toccato, fa male mettere nero su bianco le mie redici - per lo più marce - sopratutto perchè nel quotidiano occupano buona parte dei miei pensieri anche senza che mi ci concentri volontariamente. Quello che voglio fare è raccontare cosa è successo, raccontare come la morte di mio padre abbia aperto il viso di pandora dando luogo a uno spettacolo pietoso nel quale ognuno di questi soggetti ha dato del suo meglio, nei termini del peggio ovviamente. E questo non solo perchè il blog per me è sopratutto un diario virtuale dove ritengo sia giusto depositare un pezzo così importante della mia vita, ma perchè le conseguenze di questa cosa mi hanno cambiato la vita dal giugno scorso e ora fanno parte della mia quotidianità. tutti i giorni, quando più quando meno, i miei stati d'animo, le cose che faccio, le decisioni che prendo, i pensieri che mi angosciano sono condizionati da quanto è accaduto e non possono quindi non esserci proprio qui, dove ci sono righe di vita
Se lo avessi fatto e basta, se mi fosse limitata a raccontare quei giorni, gli episodi, i fattacci, senza introdurre minimamente i personaggi, il racconto avrebbe mancato di senso. sarei sembrata una nipote cattiva, una figlia ingrata, una parente stronza puntatrice di dito verso il prossimo, che giudica persone che erano lì per starle vicino e che stavano vivendo a loro volta un momento di dolore. Così ho deciso di partire dall'inizio, di descrivere ogni membro di questa storia non solo con l'aggettivo che lo contraddisgue, che a volte è più di uno, ma cercandone le ipotiteche ragioni nella loro storia di vita. Ci tengo però a precisare che sono ben consapevole di non avere la verità assoluta in tasca, quello che scrivo a dare un senso ai fatti accaduti sono mie deduzioni, risultati di mie analisi, mie di me che faccio l'impiegata commerciale e non l'antropologa o tantomeno la psichiatra. e che il fatto che loro facciano tutti a loro modo un po' schifo non sono tanto io a dirlo ma la loro condotta, e sopratutto che il fatto che loro facciano tutti un po' schifo non significa che io mi senta migliore. o meglio, mi sento decisamente una persona migliore di loro, ma non degli esseri umani tutti.
Alcuni di voi che mi leggono con regolarità si sono detti "appassionati" alla storia, altri magari leggono ma si astengono dal commentare, ed è una cosa che mi aspettavo perchè mi rendo conto che da fuori certi scritti possano apparire tanto delicati da non poter essere invasi da parole altrui. Ci tengo però a farvi sapere che a me i vostri commenti "servono" per farmi capire che quello che racconto è per lo meno interessante e non troppo patetico. Spero strappi anche una risata ogni tanto, e sarò felice di leggere che magari la mia interpretazione di qualcosa non concorda con l'opinione che vi siete fatti voi leggendo perchè si torna al solito punto, se siamo qui è anche per avere un confronto, altrimenti scriveremmo tutti sul solito diario con lucchetto nascosto tra la dogha e il materasso. Prometto anche che da oggi risponderò ai commenti, a tutti i post del blog, fin'ora non l'ho fatto non perchè mi senta una gran figa ma perchè il tempo,come ripeto a disco rotto, è poco e quando entro nel blog è sempre per scrivere, e dal cellulare non riesco a commentare. Lo voglio fare d'ora in poi però, perchè a me quando viene risposto a un commento fa piacere.

Ecco il loghino delle faccedaculo dei mei parenti, collegato a questo post nel quale incrementerò le puntate nella lista man mano. Ma siamo quasi giunti al termine, non temete. 
E a chi non vuole sorbirsi la patetica storia delle mie radici, ricordo che la storia del Parentado è scritta in verde per cui si puo felicemente saltare a piè pari e passare a colori che più vi aggradano.  

mercoledì 28 maggio 2014

E' rimasta

Mianonnadeficiente
Mioziofacciadimerda
Miaziafacciadimerda
Miacuginadeficiente
Miamadredeficiente 1/2

per amore? non prendiamoci in giro. puoi avere un animo sucube e masochista ma dopo trent'anni che - a tuo dire - il tuo compagno di vita ti fa vivere di merda, se accetti di continuare con quella vita, qualcosa nel tempo deve cambiare. non sei una moglie così, non sei una moglie devota e innamorata, non continui a farti carta straccia per lui ogni volta che la situazione lo richiede. un limite deve esserci, un limite temporale, un limite al sentimento che deve diminuire o almeno cambiare, adattarsi alla situazione. voglio pensare che la stima e la fiducia siano risorse esauribili se non lo è l'amore. per me è palese che non è stato tutto così schifoso, così terribile come lei lo disegna. E le altre esperienze con lei me lo confermano, ho provato sulla mia pelle il suo livello di attendibilità. Non è rimasta per me come dice, perchè io sono arrivata quando le era già ben chiaro come sarebbe stato il suo matrimonio. Non è rimasta per amore perchè sennò adesso non lo rinnegherebbe. E' rimasta perchè non poteva fare altrimenti, perchè sentiva di non avere altro posto in questo mondo.
Io ho iniziato ad avere una percezione più reale delle cose grazie al confronto con i compagni di scuola e le compagne di danza, ed è stato lì che mi sono resa conto che mia madre aveva qualcosa che non andava. non era normale che non facesse le telefonate, che avesse paura di parlare a una cornetta e che quindi non rispondesse nemmeno al telefono se mio padre non era in casa. non era normale che io non potessi fare merenda uscita da danza come tutti gli altri ma dovessi arrivare a casa a farla anche se la merenda era lì, nello zaino. questa cosa proverò a spiegarla ma temo che nessuno la capirà, perchè le poche persone a cui l'ho raccontata non l'hanno mai capita: mia madre si vergognava di avere una merenda solo per me e non una per tutti i bambini. e non è che le altre bambine ne avessero una per tutta la classe di danza, ognuno tirava fuori la propria merenda e se la mangiava, molto semplicemente. io invece a meno che non avessi due merendine e fossimo in due - e potessi quindi offrire la merendina in più all'altra bambina che ovviamente rifiutava perchè aveva la sua - non potevo mangiarla davanti agli altri. così tutti mangiavano e io no, facevo poi merenda a casa. Giunse il tempo degli inviti a casa di questo e quello per giocare. io non potevo invitare nessuno a casa senza prevviso mentre si usciva da scuola dandosi appuntamento alle quattro come facevano tutti gli altri. io dovevo chiederle giorni prima e se lei riusciva ad organizzarsi in modo che per quel giorno la casa fosse perfettamente pulita e scintillante allora lo potevo fare. ma il vero problema era quando andavo io a casa degli altri con una lista di cose che non potevo assolutamente fare a terrorizzare i genitori . Io non potevo andare al bar sotto casa a comprare il calippo, così guardavo le amichette andare dal balcone in compagnia della nonna dell'amica. non potevo andare sui pattini senza le ginocchiere, il casco e le gomitiere. alcuni genitori mi facevano fare le cose lo stesso raccomandandomi di non dirlo ai miei, altri terrorizzati mi controllavano a vista e trattavano come fossi un handiccappata. più si cresceva, più i miei problemi diventavano seri, c'erano gli amici con la casa in campagna e si andava a fare le scorazzate nei campi con il trattorino a benizina, gli amici con la piscina con l'acqua che ci arrivava alle ginocchia e io dovevo avere i braccioli a unidici anni. il mio carattere, inutile dirlo, era insicuro, debole e fragile, a specchio di mia madre, e se ci aggiungiamo anche che ero una bimba grassottella con le lentiggini e che i bambini a quell'età sanno essere davvero cattivi... sono stati anni terribili per me, che hanno probabilmente formato questo mio caattere di merda di adesso. La psicologa mi ha detto chiaramente che potevo diventare un emarginata sociale con gravi problemi di autostima, o una merda con scarso autocontrollo della rabbia.. e mi pare evidente che nella sfortuna della situazione mi sia ancora andata bene. Le cose si son fatte davvero tragiche quando siamo diventati adolescenti e si è iniziato a uscire, ma purtroppo e per fortuna, quel periodo ha coinciso con il rigetto del rene di mio padre dopo sette anni di onorato servizio. I miei si sono trovati catapultati di nuovo nel mondo della dialisi, con macchinari completamente nuovi con lo schermo e tanti suoni e luci... e il corso di formazione per avere l'autorizzazione per farla a casa da rifare da capo. Ecco che da fagotto sotto la campana di vetro che ero mi sono state consegnate le chiavi di casa e il permesso di tornare a casa a piedi da sola da scuola. tutti i pomeriggi liberi da sola, libera di uscire, di invitare chi volevo, di fare le telefonate che volevo. Qui è iniziata la mia ribellione, perchè da una parte sentivo di aver finalmente avuto accesso alla mia individualità, dall'altra questo abbandono totale da parte di chi fino al giorno prima mi teneva le briglie era difficile da accettare... A scuola ci facevano tutta questa propaganda contro le malattie alimentari, avevo letto tutti quei libri su queste ragazze anoressiche, bulimiche, e anche se ero consapevole che più magra di così non avrei potuto essere, decisi che indurmi a vomitare di tanto in tanto avrebbe attirato di nuovo l'attenzione su di me, che ne meritavo di più di mio padre. Gli anni che ne seguirono furono qualcosa dal quale ancora non mi spiego come ne sia uscita indenne, la mia adolescenza è catalogata negli annali familiari come epica. io non concordo perchè so che non si è trattato della classica crisi della teenager in botta ormonale ma se mai di questa messa in una situazione psicologicamente incopportabile con una madre bambina incapace di gestirla. Qui però non si parla di me ma di lei, di come a quel punto si sia resa conto che il suo giocattolo non era più tale e quindi ormai del tutto inutile alla sua vita se non un elemento di disturbo. ancora adesso non riesce ad accettare che io sia una persona, una persona vera esattamente come lei. non era questo che lei voleva, voleva qualcosa che continuasse in eterno ad avere bisogno di lei per vivere, che continuasse a renderla utile ogni giorno , io invece arrivavo a casa con metà testa rasata, gli occhi pittati di nero, non mangiavo e mi chiudevo a chiave in camera con la musica a palla. Il probelma, solo con l'aiuto della mia analista sono poi riuscita a vederlo con chiarezza, fu che lei invece di mantenere la posizione di madre si mise al mio livello, e questo giustifica le liti tirandosi i capelli, le reciproche mani addosso, la ricerca di approvazione da parte di mio padre, al pari di due sorelle in contrasto. la cosa finì solo quando io la superai, crebbi e iniziai io a lasciarla perdere assumendo il ruolo di adulto tra i due, perchè nemmeno quando mio padre si rese conto che mi stava rovinando la vita e la mandò via di casa per un periodo le servì a capire e cambiare strada. Da quando iniziai a lavorare, a pochi mesi dai miei vent'anni, e quindi a non essere mai in casa per la maggior parte della giornata, tra noi venne a crearsi finalmente il silenzio. La pace, un indifferenza reciproca, un ignorarsi che pareva una canzone di trionfo, di liberazione. e questa pace fatta di convenevoli, di cortesia, di educazione, di superifcie, rimase tale fino all'anno scorso, fino a quando mio padre non decise di mandarci finalmente a stendere tutte e due e andarsene all'altro mondo. 
E io mi ero illusa, per le prime ore almeno, che però fosse ormai tutto cambiato. che il dolore ci avrebbe unito, che avremmo trovato un modo per sopravvivere l'una all'altra, che ci saremmo inventate un rapporto che non c'è mai stato. mi sono illusa che quindici anni fossero passati anche per lei.

....to be continued 

mercoledì 21 maggio 2014

Quella che già sappiamo

Mianonnadeficiente
Mioziofacciadimerda
Miaziafacciadimerda
Miacuginadeficiente

essere una storiaccia piuttosto lunga, stava rischiando di diventare davvero infinita. perchè Micol, miss prevedibilità, si è arenata nel punto di rottura. arrivata al collante, al momento catartico, insomma alla Mammadeficiente, il suo spirito vigliacco e camaleontico l'ha spinta a procrastinare il più possibile. ma poi si sa, in quel mare di difetti Micol ha anche un forte senso del dovere... per cui, eccoci qui. 
ed è anche una brava persona, per cui questa puntata ve la divide in due parti... che il vostro tempo è prezioso.

Per i miei primi quattro/cinque anni di vita per me esisteva solo mia madre. non poteva essere altrimenti, era la madre che qualunque bambino di quell'età potesse desiderare. una madre tutto si, tutto certo amore, certo tesoro, mi metteva l'acqua di colonia della Carica dei Centoeuno sul collo e sui polsi prima di uscire di casa e un fazzoletto di stoffa profumato di ammorbidente e stirato a triangolo nella tasca del vestito. Non poteva essere che così sopratutto perchè mio padre era l'esatto contrario, era un padre tutto no, tutto perchè ho detto di no, invece di darmi la mano per attraversare la strada lui mi prendeva da un polso e stringeva così forte da farmi male. A quell'età non potevo capire che mio padre era un trentenne immaturo. non potevo capire che era depresso perchè il primo trapianto era andato male e ora aspettava la chiamata della vita, il rene nuovo, per poter smettere almeno qualche anno di dipendere da una macchina e tornare ad andare nei boschi con i suoi amici a sparare alle lattine in fila con i fucili a piombino. non potevo capire che il suo muso lungo e i suoi scarsi sorrisi erano dovuti a quel dolore, quel dolore costante a quelle due dita viola che lo hanno tormentato tre anni prima che finalmente gliele tagliassero via. D'altronde nessuno si è mai preso il disturbo di spiegarmelo, mia madre mi diceva che papà era fatto così e che me lo dovevo tenere, perchè probabilmente era così che lei faceva. Solo molti anni dopo iniziai a rendermi conto che mio padre era si un arrogante viziato ma che mia madre oltre a lamentarsi alle sue spalle non faceva nulla per fargli capire che mi faceva del male, e non solo ai polsi. Lei si è sempre nutrita di situazioni che la vedevano vittima, reali o immaginarie, coltivandole perchè non cambiassero e lamentandosene dietro. Avevo tredici anni, evidentemente troppo pochi, quando MiaZia, moglie del fratello di mio padre, provò ad istradarmi verso una comprensione più sottile dell'animo di mia madre. Eravamo in piscina, una giornata da sole io e lei, l'unica che abbiamo mai avuto. non credo che quel discorso fosse così opportuno quel giorno, in quel momento, ma obbiettivamente non avrebbe mai più avuto la possibilità di farlo ed è un po' come se già lei lo sapesse. Mi ha fatto notare che mia madre era la figlia di mezzo, quella non abbastanza piccola da essere giustificata ma nemmeno abbastanza grande da essere responsabilizzità. quella con una posizione mobile a seconda della necessità, quella senza identità. Ha provato a spiegarmi che è stata educata al servilismo, quello vero, in cui la persona servile si fa pattume per il servito, si priva di qualsiasi forma di dignità e diventa un essere senza bisogni, senza vita propria, la cui esistenza vi è al solo scopo di servire l'altro. Sono convinta che MiaZia volesse farmi collocare mia madre nella giusta posizione, in modo che un giorno io fossi in grado di trattarla con i giusti pesi e le giuste misure e non la condannasi più del dovuto. certo MiaZia non sapeva cosa mia madre avrebbe poi fatto molti anni dopo. perchè lei le voleva un gran bene, arrivavano dallo stesso paese ma avevano dieci anni di differenza, quando mia madre arrivò in famiglia MiaZia c'era già da un bel po', mia madre ne aveva diciannove e MiaZia la aiutò a da imparare a gestire una casa, un martito, a preparare un sugo, a sopravvivere alla famiglia.
Sono stata sicuramente condizionata da questa informazione, lì per lì non la capìi proprio ma quei concetti mi rimasero lì per anni e piano piano la vita mi mise a disposizioni gli strumenti giusti per elaborarla, sopratutto dopo la morte di MiaZia. non saprò mai se davvero la personalità malata di mia madre deriva dalla sua infanzia, questa è l'interpretazione di MiaZia e non un giudizio assoluto, ma io dopo anni passati a pensarci su sono covinta di sì. che se mia madre avesse avuto due genitori diversi, avesse avuto un infanzia diversa, la sua personalità debole non si sarebbe compressa e plasmata a creare questo concentrato malato. e non parlo del gene della follia, quello è evidente che sia una tara genetica del paretadodeficente.
Avrebbe voluto studiare ma non le è stato permesso, questo è per lo meno quello che lei racconta. la sorella aveva studiato e il fratello dopo avrebbe studiato, e invece lei no, dopo le scuole medie ha iniziato a fare la babysitter, anche di un bambino disabile - cosa di cui lei si fa vanto ancora dopo trent'anni. non so altro della sua vita fino all'arrivo di mio padre. per lei è stato la salvezza, il suo posto nel mondo, il vero significato della sua vita arrivare su due gambe dagli occhi verdi. e questo potrebbe sembrare qualcosa di molto romantico, a testimonianza di un amore profondo, ma non lo è. una ragazza di diciassette anni che da quando è nata si è sempre sentita seconda e ha sempre trovato un senso alla sua vita soltanto nel servire gli altri, crescendosi il fratello più piccolo, rinunciando alle cose perchè le potesse fare la sorella più grande. chissà in quegli anni cosa pensava, sua sorella se ne era appena andata di casa con un uomo orribile ma pur sempre un uomo... che l'aveva sposata permettendole di incominciare una vita sua, fuori da quel contesto genitoriale di padre padrone e madre matta. mio padre è arrivato con la sua vita pesante, una malattia cronica che richiedeva pietà, compassione e aiuto... che erano esattamente le cose che lei aveva da dare, tutto quello che lei aveva pronto da offrire. Non penso che mia madre non amasse mio padre, semplicemente penso che lo amasse di un amore malato, un amore che era un risultato di tante pezze da mettere qua e là. Si sono conosciuti tramite un amica in comune, al loro primo appuntamento mio padre è andato a prenderla con il macchinone di mio nonno, per fare bella figura - mia madre si è tolta le scarpe dopo pochi minuti e gli ha messo i piedi nudi sul cruscotto. per tre mesi lui le ha tenuto nascosto la malattia, temeva che lei scappasse a gambe levate così un giorno si e un giorno no per giustificare l'assenza gli diceva che doveva andare in giro con suo padre per lavoro, a recuperare la testa di un motore a torino, a prendere dei pezzi in demolizione a milano, eccetera eccetera. E mia madre non solo non scappò, ma si offrì di imparare, fare i dovuti corsi di formazione in modo da sostituire mia nonna nella dialisi domiciliare. E a tre anni da questo voto di vita arrivò l'altro, quello necessario, il matrimonio. la casa era pronta per loro uguale a quella del fratello di mio padre e la moglie, attaccata alla loro, due case a loro volta attaccate a quella dei miei nonni. i balconi erano comunicanti, c'erano i citofoni in tutte le case a permettere una comunicazione diretta in qualsiasi momento, la caldaia era comune così come l'acqua minerale che arrivava in bottiglie san bernardo di vetro con il camion una volta a settimana pagata da mia nonna e il pane tutte le mattine, un sacchetto ciascuno che andava a comprare la governante di mia nonna. Mio padre aveva sempre soldi in tasca prima, dice mia madre, ma dal giorno successivo al matrimonio tutto cambiò, soldi non ce n'erano più ma c'era tutto questo, ed era impossibile rinunciarvici perchè serviva e perchè avrebbe creato rotture nei rapporti e loro non potevano permetterselo. mio padre lavorava nell'azienda di famgilia stipendiato a miseria ma comunque più retribuito di quanto sarebbe stato in qualsiasi altro posto lavorando a giorni alterni con un contratto di invalidità e mia madre non poteva lavorare se doveva assisterlo nelle dialisi. Mia madre, dice, credeva di andare a fare una bella vita, di andare a fare la signora. La realtà è che lui l'ha fatta entrare nella sua via come si fa entrare la donna delle pulizie in casa propria... hai le chiavi solo perchè devi poter entrare a fare il tuo lavoro e uscire, puoi metterti il panino in frigo, accendere la radio e andare in bagno se ne hai bisogno ma il frigo, la radio e il bagno sono miei. Sono convinta che mio padre la amasse davvero, di un amore vero, un amore comune. e sono convita che negli ultimi dieci anni di vita insieme la amasse ancora di più, che il suo amore per mia madre sia andato crescendo insieme a lui, che abbia seguito la sue evoluzione da ragazzino viziato a uomo, avvenuta in maniera molto più lenta rispetto a quanto natura prevede. Non lo giustificherò perchè è il mio padre adorato o perchè è morto, mio padre è stato un marito orribile per buona parte del matrimonio sopratutto se consideriamo che trattasi di una moglie che ha scelto di dare la sua vita in favore della sua malattia. che poi mia madre cercasse esattamente questo e non potesse fare altrimenti è un altro discorso. mio padre era uno stronzo arrogante figlio e fratello di stronzi arroganti. I miei nonni avevano costruito un impero da giovani, negli anni del boom economico erano una delle famiglie più ricche del paese e questo mischiato alla superbia di mia nonna aveva generato due figli egocentrici e presuntuosi. Il primo un vero e proprio mostro - che avrà una puntata tutta sua, e il secondo decisamente più umano ma tallone d'achille della famiglia in quanto ammalato a quattordici anni. Alla fine, a 54 anni, mio padre era una persona fantastica, un animo buono e generoso, un intelligenza profonda e riflessiva... ma per arrivarci oltre alle sue pene infernali personali dovute alla malattia, ha passato anni di superbia, di egocentrismo, di arroganza, di maleducazione. Per lui la sudditanza di sua madre era così scontata, così giusta, così ovvia, da dover essere accettata e onorata da tutti, senza obiezione alcuna. non lo biasimo, ci è nato così, ha visto suo fratello, suo padre, i suoi nonni, i suoi zii, rispettare questa condizione e non prendere nemmeno lontanamente in considerazione l'idea di contestarla. Mia nonna comandava. lei decideva, che si trattasse delle piastrelle da usare nel ripristino del terrazzo, delle spese che potevi affrontare oppure no, e gli altri eseguivano. Dava ai figli il minimo indispensabile per vivere pagando lei tutte le spese di casa e le bollette, in modo che dovessero chiedere a lei per qualsiasi extra. e se chiedevi lei dava, ma dovevi chiedere. in questo modo li teneva per le palle, ricorreva a subdoli giochetti di suggestione morale quando ricevava il minimo dissenso così come ripiegava su grossi regali laddove c'erano torti da riparare. In cambio, a parte il sottostare a questo regime, si doveva essere a disposizione per qualsiasi cosa. per la commissione improvvisa, per preparare un brodino in caso di influenza, per prestare il frullatore e non vederlo mai più tornare indietro. Quando mio padre subì il primo trapianto di rene e rimase tre mesi ricoverato in ospedale, per quei tre mesi mia nonna non diede lo stipendio a mia madre. ogni tanto il fratello di mio padre le allungava cinquantamilalire più che altro perchè non stesse a torino tutti i giorni con il portafoglio vuoto. Mia madre si mise d'accordo con l'asilo per pagare la retta con qualche mese di ritardo e potermi lasciare li a pranzo in modo da potermi dare solo una minestrina la sera e lei non cenava. questo me lo hanno raccontato in tanti, con i particolari personali di ognuno, ma io l'unica cosa che mi ricordo è che non volevo essere mollata all'asilo tutto il giorno e che piangevo a pranzo con la maestra Roberta che mi imboccava a forza. Dopo qualche anno invece, la nostra condizione mi fu chiarissima. loro non facevano un granchè per nascondermelo anche se ancora non capivo che quando tornavamo dalle vacanze estive mangiavamo pranzo e cena da mia nonna anche per un mese perchè lei non dava a mio padre lo stipendio del mese in cui eravamo stati al mare quindi non si poteva fare la spesa. credevo che i miei genitori fossero dei disorganizzati e gli dicevo è mai possibile che non riusciamo ad andare un attimo al supermercato con la macchina? Pare che i primissimi anni di matrimonio siano stati molto peggio, perchè io sono arrivata dopo quattro anni, anni durante i quali non volevano figli salvo poi cambiare idea un giorno di comune accordo... o almeno questo è quello che mi hanno raccontato. Secondo me nel fatto che mia madre non volesse figli vi sono tantissime risposte. Un giorno ha iniziato a rendersi conto che la sua vita sarebbe stata tutta lì, tra quelle mura non sue, con quell'uomo burbero e ingrato, con quella strega pochi metri più in là a disporre i comandi della loro vita, senza un quattrino in più in tasca... proprio come da ragazzina. così ha deciso di continuare con la sua ragnatela di vita, di cercare qualcos'altro che la impegnasse, che la facesse sentire utile alla vita, che le desse un senso. e cosa meglio di un figlio? che almeno per i primi anni mangia e caga solo se tu sei lì, se ci sei, se esisti. Si sono sposati a maggio e, mia madre racconta, a settembre lei se ne voleva già andare di casa. così come racconta che rientrata dall'ospedale dopo avermi partorito mia nonna gli fece una sfuriata perchè mandò mio padre a fare dialisi all'orspedale ancora qualche giorno invece di riprendere subito il servizio. 
Il punto non sta tanto nel fatto che mio padre non si ribellasse a questa condizione ma che lui, così come il fratello, non permettesse alla moglie nemmeno di pretendere un minimo di rispetto verbale, che non ne pretendesse lui per lei, che alla minima lamentela indicasse la porta di uscita alla moglie senza mai staccarsi dal ramo materno e andare formare una vera coppia... mantenendo un muro invisibile tra la famiglia e le mogli, ospiti riguardevoli delle loro vite.
Quando iniziai a crescere ed avere bisogno di cose, giochi, vestiti, la maglietta che avevano tutte le mie compagne, la guerra fredda si tramutò in una vera batteglia a fuoco aperto giorno per giorno. dopo serate di litigate furibonde in cui mia madre faceva vedere a mio padre che il giubotto dell'anno prima mi lasciava fuori venti cm di braccia sballottandomi da una stanza all'altra con addosso il piumino, si partiva in un silenzio terribile per la volta del paese accanto dopo la scuola a comprare il fatidico giubotto. vedevo un sacco di cose che mi piacevano e a volte mia madre riusciva a comprarmi di nascosto anche una maglietta e infilarsela in borsa prima di uscire, tanto mio padre stava fuori dal negozio ad aspettarci. Mi ricordo queste cose eppure fatico davvero tanto a tenere presente che quell'uomo lì e lo stesso che ho seppellito un anno fa, il mio migliore amico, l'amore della mia vita. Mia madre ci ha messo degli anni a raggiungere piccolissimi traguardi. dopo il secondo trapianto, periodo durante il quale ha quasi messo le mani addosso a mia nonna per farsi dare dei soldi, è riuscita ad ottenere la firma sul contocorrente di mio padre e parecchi anni dopo ad avere un secondo bamcomat per lei. ricordo gli arrivi di mio padre con gli estratti conto in mano e mia madre che non si ricordava come aveva speso le venti milalire in più... gli urli, mio padre che lancia cose per casa e mia madre che per protesta non prepara la cena e si chiude in camera così io e mio padre finiamo a mangiare toast guardando tom e jerry. Odiai mio padre davvero quando mi presero ad un corso di danza a numero chiuso... danza classica di un livello avanzato, dove sarei stata la più piccola in mezzo a ragazzine adoloscenti ma mi ci aveva mandato la mia insegnate perchè ero brava. era in un altro paese e costava il doppio della mia scuola di danza così dopo mesi di lotte familiari, pianti e una tentata fuga con zainetto in spalla pieno di barbie, diario segreto, succo di frutta e panino di salame, decise che no... non ci sarei andata. Bisogna però obbiettivamente anche dire che mia madre non ha mai lavorato, nemmeno negli anni in cui mio padre era trapiantato e quando ha avuto qualche soldo in più in tasca se l'è sperperato al gioco del Lotto vincendo ma anche perdendo considerevoli cifre. che mia nonna le ha versato i contributi volontari per un tot di anni, che le ha aperto una cartoleria sponsorizzandola finchè non hanno chiuso in perdita, che non si sono mai dovuti comprare una macchina, che la mia cameretta nuova così come i condizionatori in casa, la casa per il mese di agosto al mare e tante altre cose le hanno avute gratis e che se i genitori di mio padre non avessero avuto modo di fare tutto questo lei probabilmente si sarebbe dovuta spaccare la schiena per sopperire a un misero stipendio di mio padre e avremmo avuto una vita ben peggiore. E va sopratutto ricordato che nessuno mai le ha impedito di smettere con quella vita in nessun momento. che quel settembre là avrebbe potuto andarsene, che anni dopo avrebbe potuto farlo, che quando io ero piccola avrebbe potuto farlo, che quando poi se n'è andata quando avevo quattordici anni, avrebbe potuto non tornare. 

...to be continued

martedì 20 maggio 2014

Con non poca fatica

sono riuscita ad accaparrarmi l'iconica foto da comunione, nipote opportunamente vestita, non con il saio da prete ma con il vestito del dopo, e madrina accigliata e commossa. così, sul telefono, pronta a fare da copertina al profilo fb e ad esser mostrata ai colleghi. seguiranno le foto ufficiali, quelle in chiesa e fuori dalla chiesa, con il padrino, con la nonna, con gli zii, con la madrina della sorella... ma non è la stessa cosa. Anche la comunione dell'anno è andata e come ogni volta al termine di qualcosa che mi ha provocato tanta ansia mi ritrovo a pensare a come ho fatto a farmi influenzare gli ultimi mesi di vita da una sola giornata. A provocarmi tanta ansia, a parte le varie futilità di abbigliamento, era sapere di dover passare parecchie ore consecutive in compagnia del parentadodeficente tutto. che nel mio immaginario è un po' come un insieme di tante dita nel di dietro, tutte insieme in lunghe cinque o sei ore. E come volevasi dimostrare mio ziofacciadimerda non ha perso occasione, tra i primi e i secondi mi ha preso sotto braccetto e trascinato per un ora buona a compiere passeggiate circolari nel parco del ristorante con la vecchia scusa del voglio sapere come stai che in realtà significa tua madre me l'ha fatte a fette e voglio sentire la tua versione. Poteva andare molto peggio in ogni caso. E' stata lunga, lunghissima. una media di mezz'ora tra una portata e l'altra, alle diciotto e quaranta rientravamo in casa agonizzanti e accaldati, perchè almeno il sole è stato dei nostri. non ho così avuto problemi di sorta, ho tenuto la stola sulle spalle in chiesa e per il resto della giornata sono stata benissimo senza maniche. 
L'evento però ha portato alla luce un serissimo problema della Gfamiglia, celato negli anni grazie ai pochissimi inviti a cerimonie ricevuti. Alla base di tutto la totale disorganizzazione di Ego, a condire e dare il colpo di grazia la mia scarsa memoria e poca predisposizione materna che se ti sei scelta un uomo come il mio sa da cambià. Sabato sera uscito dal lavoro, mi chiama e mi dice che ha finito l'antistaminico, ovviamente non si è ricordato di comprarlo in giornata e a quell'ora le farmacie sono già chiuse, il ristorante dove andremo è in mezzo alla campagnia brulicante di pollini e graminacee alle quali è allergico. Ci mettiamo a cercare la farmacia di turno l'indomani mattina che risulta essere in un paese a più o meno 15km dal nostro così decidiamo di uscire di casa un ora prima e andare a fare colazione lì, comprare l'antistaminico e arrivare belli in tempo in chiesa. e sticazzi, c'è bisogno che lo dica? Eravamo anche in tempo se non fosse che Ego si infila il pantalone nuovo di zecca comprato per l'occasione e scopre che la lampo è andata. 
Ecco, Ego non è il tipo di uomo a cui puoi dire ti metto due spille da balia e non rompere i coglioni oppure mettitene un altro paio e datti una mossa. lui deve essere perfetto, impeccabile, splendido splendente. a partire dal calzino a finire con il capello. si siede in mutande sul divano e dice io non vengo. e tu, se sei una donna matura e intelligente conscia del suo compagno di vita ti metti lì con calma e lo esorti a cercare insieme un altro pantalone. se sei me, dopo aver piantato due cristoni te ne vai a piangere nell'altra stanza ripetendo che nulla va mai come dovrebbe e che la tua vita fa schifo sputtanandoti tutto il blush dalle guance. Alla fine Ego si è messo un altro pantalone, abbiamo fatto colazione in piedi al bar a fianco alla chiesa e siamo passati a farci lanciare due pastiglie di zirtec da mia suocera prima di andare al ristorante. Nè io nè Ego siamo due geni del problem solving, lui però dopo lo sconforto iniziale in qualche modo la aggiusta, io vado completamente fuori di testa e non ho più rispetto di trucchi, parrucchi, pavimento e orari. il vero problema poi è che iniziamo ad accusarci a vicenda come se aggiudicare a uno dei due la negligenza servisse a qualcosa. Andando a ritroso c'è stato il battesimo di mio nipote IlGrande due anni fa al quale siamo arrivati in ritardo, e io ero la madrina, perchè la camicia di Ego aveva un macchiolina sul colletto ed è successo un puttanaio, e ancora un po più indietro, non vivevamo ancora insieme, al matrimonio di Miacuginadeficente e l'Ignorante la sera prima alle otto eravamo ancora più o meno da dodici ore nello stesso centro commerciale alla ricerca di una cintura perchè lui si era accorto che quella che gli avevo fatto comprare dicendogli che era lo stesso rosso, in realtà non lo era. Ecco, forse dopo anche questa esperienza al prossimo giro mi ricorderò di indurre una riunione speciale del consiglio di amministrazione famigliare quarantotto ore prima per esaminare ogni capo con lente di ingrandimento simulando le varie luci che possono venirsi a manifestare in una giornata. o di andarci da sola.

Roba da Gatti: Il Selfie che impazza

Oggi solo una foto. anche perchè secondo me, non richiede molte parole.

Come vivevo prima di te?
Immortalate il vostro amico peloso e venite ad aggiungerlo qui sotto per Roba Da Gatti, la rubrica felina del martedì!

mercoledì 14 maggio 2014

I kilometri

erano 250 e le ore 3 e 1/2 all'andata e 3 al ritorno. rigorosamente a pochi centimetri dal capo che sospirava, ticchettava il dito sul ginocchio e sopratutto parlava, parlava e parlava. Le poche ore trascorse senza culo poggiato sono però state positive, è stata una bellissima esperienza anche sul piano personale, ho avuto la possibilità di visitare una fabbrica unica nel suo genere, della quale ne esistono soltanto altre due simili al mondo. e poco importa se per farlo mi hanno messo scarpe antifortunistica, giacchetto catarinfrangente, caschetto pesantissimo, mascherina e tappi per le orecchie e che più volte durante il percorso ho creduto di morire asfissiata o sciolta. Di Praga non ho visto assolutamente nulla escludendo l'aereoporto, ma ho visto buona parte di Republica Ceca attraversata per intero nelle tre ore sopracitate. Ribadisco di non essere ancora stata in un posto al mondo che non mi piaccia... distese di campagne, di campi in fiore, mucche in libero passseggio, casette di tutti i colori con tetti adorabili e sopratutto una pulizia che per noi italiani è fantascienza. La prima figura demmerda me la sono sparata appena arrivata, quando ho buttato la mia cicca di sigaretta nel piazzale li dov'ero pestandola con grazia per poi rendermi conto che in tutto il piazzale, grande sei volte il cortile del mio palazzo, non c'era una sola cicca a terra... ed ecco spiegate le loro facce attonite. L'albergo è stato una grande delusione, niente da rubare a parte un misero kit d'emergenza di cucito e una bustina con due cottonfioch e due dischetti di cotone, e colazione scarsissima che è poi il motivo, dopo i furti, per cui amo gli alberghi. Sono state poche ore ma mi sono sembrate molte di più, ho una casa in condizioni orripilanti dato che Ego non ha fatto altro che mangiare una pizza da asporto sul divano là dove è rimasta la bottiglietta di cocacola a metà e giocare alla playstation fino alle tre del mattino on-line con suo fratello - salvo poi non svegliarsi ieri mattina. non ha nemmeno eliminato una macchia di caffè sulla cucina reduce dalla colazione, e la mia voglia di vederlo è svanita ancora prima di levarmi il giubotto. La Pelosa mi è mancata da morire, era la prima volta che passavo una notte fuore da quando c'è lei, e sarò condizionata dal senso di colpa ma mi è parso di trovarla davvero schizzata. 
Questa sarà una settimana corta, a precedere il grande evento della comunione della Grande domenica prossima, che dovrebbe portarsi via con se queste caotiche settimane lasciando spazio a un po' di pace. La famosa pochette scamosciata rosa antico l'ho poi trovata da Prima Donna a venticinque euro, quando mi ero ormai rassegnata all'idea di andarci senza. La stola invece si accontenterà di essere una grande sciarpa presa da Zara, sempre se il sole ci concederà la grazia. se così non dovesse essere accetterò in prestito una giacca dalla mamma della S. che ha la mia stessa taglia e mi ha mnadato una foto dove sembra essere esattamente quel rosa lì. 

Sono giorni pieni di vorrei, la cui maggioranza bisogna di soldi che non ho per essere realizzata. giorni malinconici che mi fanno pensare a come sarebbe tutto diverso se un giorno, solo uno, ogni tanto, potessi uscire dall'ufficio a mezzogiorno e andare da loro, trovare una tavola imbandita con il prosciutto crudo che papà è andato a comprare dopo aver chiuso l'ufficio solo per me. farci il tramezzino con la maionese, il berna e la fetta di pomodoro, che mia madre si incazza perchè poi non mangiamo il resto, e avere a diposizione un ora della sua attenzione, dei suoi occhioni verdi pieni d'amore, e il suo ciao tato sulle scale quando me ne vado ad augurarmi buona giornata.

martedì 13 maggio 2014

Roba da Gatti: Paparazzate 2

Sono in un paesino sperduto in mezzo alla foresta a cento km da Praga, ma sono una gran figa e ho impostato la pubblicazione di questo breve post della Rubrica Felina. Chissà cosa sto facendo, se avrò male ai piedi e fame di cibo italiano come in ogni viaggio di lavoro che si rispetti, se sarò infreddolita con la palpebra calante seduta a un grosso tavolo da riunione giocherellando con il click della penna. 
che meraviglia la tecnologia, questa cosa mi sa tanto di viaggio nel tempo.
Bando alle ciance. Post fotografico, che lo so che tutti i gatti amano rifugiarsi nei posti più bizzarri ma come ogni mamma che si rispetti mi pare sempre che le cose che fa La Gigghi siano speciali. Quello che mi piace è sopratutto il fatto che quando le dico qualcosa, rido o faccio per farle una foto lei mi guarda con un espressione come a dire embè? sono esattamente dove dovrei essere!

nella vasca da bagno della casa al mare
toiletta al sole
si lo so, la pattumiera è sporca
puntualmente, ogni volta che qualcuno va a fare la cacca.. e tira anche l'acqua a tradimento


accatasto le cose una sull'altra appena la vedo salire perchè ama dare culate per farsi spazio buttando tutto nell'acqua o in testa a chi si lava i denti


riposino nel lavandino
Se anche tu hai scritto per Roba da Gatti di questa settimana aggiungi il tuo post alla faccia di rana qui sotto!

 

giovedì 8 maggio 2014

Tra le

tante, troppe, cose che mi piacciono vi è organizzare cene a tema. 
E' una passione che condivido con la S., scoviamo i bar, le torterie, gli alberghetti più particolari e rimaniamo incantate a sbavare davanti a vetrine e foto.
Più che cucinare insieme ci piace addobbare la tavola curando ogni dettaglio, ogni cena infatti è preceduta da mesi di accurata ricerca del giusto tovagliolo, segnaposto, modo di disporre il menù. ogni volta comunque cuciniamo per un esercito e arriviamo al fatidico momento di seduta a tavola così stremate da non avere più fame, ma felici come bambine.
Per ora dobbiamo accontentarci del misero spazio che offre la Gcasa ma sognamo un giorno, da vecchie, di aprirci un B&B tutto nostro dove prepare muffin per la colazione e servire caffè in tazze vintage.
Le foto che seguiranno sono delle tre cene organizzate fino ad ora: la prima per Natale 2012, la seconda a tema Greco - metà delle vacanze precedenti di entrambe, e l'ultima sabato scorso a tema Pasquale.






mercoledì 7 maggio 2014

Sarò sincera, almeno qui.

Da qualche settimana mi  era banelata in la testa la malsana idea di farmi le pulizie in casa mia. Facendo quei lavori nei giorni di ferie mi sono resa conto che curare la mia casa anche sotto questo aspetto mi mancava, che certe cose come le facevo io non le fa nessuno e qualche altra sbagliata nozione sui generis. è evidente che l'omino del cervello dava i numeri, e dato che sono una trentina d'anni ormai che ci convivo già so che non gli devo dare retta, non al subito almeno, perchè è un tipo lunatico e usa cambiare idea repentinamente. così me ne sono rimasta in silenziosa attesa aspettando sopratutto che passasse il viaggio della prossima settimana e la comunione della Grande di quella dopo, riservandomi il diritto di rivalutare l'ipotesi da inizio giugno. la notizia di ieri ha ribaltato tutti i giochi. devo pensare che era destino? no, preferisco pensare che sono sfigata. Perchè il punto della questione non sta tanto nel fatto di fare o non fare le pulizie settimanali in prima persona, gente che cerca lavoro ce n'è fin troppa e se volessimo ne troveremmo un altra in un paio di settimane probabilmente. Non ho mai lasciato le chiavi a nessuno, le faccio entrare io prima di andare in ufficio e quando escono si tirano dietro la porta, il problema è che c'è la pelosa. Mi spiego meglio: la pelosa non è mai uscita e probabilmente mai lo farà, in questa casa comunque non è fattibile in quanto siamo al terzo piano e intorno non c'è altro che la strada e casette con uno o più cani in cortile. Abbiamo le zanzariere in tutte le finestre meno che in bagno, una di queste però non è affidabile, è rotta da un lato e lascierebbe passare sia la felina che insetti vari. io ho anche quel problema con le cimici già ampiamente descritto... Insomma, la persona che serve a noi deve essere una che usa il cervello e rispetta totalmente le nostre disposizioni ovvero non aprire le due finestre incriminate per nessun motivo al mondo e se proprio necessario prima chiudere la pelosa in camera - che tra l'altro ora ha imparato anche ad aprire le porte a scomparsa. In più deve essere una persona che ama gli animali o per lo meno li rispetta, per essere certi che non la maltratti o prenda la cosa sottogamba. Una figura così, ammesso che si trovi, non  si trova in due settimane. C'è anche un altro dato non poco importante, da questo venerdì qui nel tugurius si applicherà l'orario estivo - patetico modo per definire il fatto che il venerdì pomeriggio fa più comodo averlo libero per arrivare in prima serata in bavca con la scusa che c'è poco lavoro, cosa che reggeva finchè eravamo tanti con poco lavoro ma non ora che siamo pochi con poco lavoro. questa bella iniziativa l'anno scorso ha fatto si che io mi mangiassi tutte le ferie accumulate in anni nei quali le conservavo gelosamente sotto la mattonella e consumavo solo a scadenza con una pistola puntata alla tempia e che quindi quest'anno riceverò, nella migliore delle ipotesi, soltanto metà dello stipendio di agosto perchè ne avanzerò per coprire appena una settimana/dieci giorni.
Da questa settimana avrò quindi a disposizione tutti i venerdì pomeriggio oltre all'intero sabato. Se fossimo pieni di soldi, o comunque in una condizione economica dignitosa, sinceramente me ne fregherei e farei fare a qualcun'altro il venerdì mattina. ho dei seri problemi con l'argomento, vado dalla parrucchiera quelle tre volte l'anno e dall'estetista il massimo che spendo sono cinque euro per la ceretta dei baffetti, venti euro di pulizie a settimana è l'unico vizio che mi concedo. La realtà dei fatti però è molto lontana dalla vasca di dollari in cui fare il bagno domenicale per cui il mio buon senso la vince e molto probabilmente per tutta l'estate impiegherò le mie unghiette laccate anche in questa attività. Nel frattempo cercheremo il personaggio che fa al caso nostro con calma. Non ero molto contenta della tipa ultimamente, ciò che mi portava a trattarla con i guanti d'oro era il fatto che sapevo trattare La Gigghi benissimo e che fosse affidabile per gli argomenti di cui sopra. pulisce molto bene ma è molto lenta, ha voluto fin da subito mezz'ora in più rispetto a quanto faceva quella che avevo prima di lei e ogni volta che le ho chiesto di fare una cosa in più mi ha risposto che allora aveva bisogno di più tempo, le davo anche un euro e cinquanta all'ora in più rispetto a quanto davo a chi l'ha preceduta. Proprio domenica mia suocera mi ha raccontato cosa fa lei in tre ore dalle famiglie per cui lavora: case da duecento metri quadri l'una, tutta la polvere, tutti i bagni, tutti i pavimenti e poi da alcuni stira, da altri cambia la lettiera del gatto, da altri prepara il pranzo ai figli che arrivano da scuola, da altri fa tutti i vetri - tutte le settimane! - da una maniaca deve fare i sanitari  con lo spazzolino da denti. La mia in due ore e mezza, trentasei metri quadri, e non mi ha mai tolto il calcare nella doccia. probabilmente sarebbe arrivato un momento in cui mi sarei fermata a tavolino a cercare insieme a lei un compromesso più prestante ma non mi aspettavo che mi mollasse così, adesso, subito. anche se era prevedibile perchè non mi aveva mai nascosto di cercare qualcosa che le facesse fare più ore a settimana. 
Una nuova sfida mi attende quindi. e lo so, farà ridere parecchie donne, ma per me lo sarà davvero. ora voglio lasciar passare queste due settimane piene senza fasciarmi la testa dopodichè cercherò di concentrarmi per far si che non diventi motivo di crisi isteriche a dubbi esistenziali come due anni fa, magari affidandomi a qualcuno dei metodi che vanno tanto di moda adesso. Si accettano consigli, anche i peggiori, della serie comprare nuovi tappeti e non lavare i pavimenti. 

martedì 6 maggio 2014

Tempo

a disposizione durante le ore lavorative pari a zero a causa dell'accumulo del susseguirsi di festività varie e ponti inventati, che per farci consumare delle ferie non sanno più cosa inventarsi. A questo si aggiunge l'imminente viaggio da fornitori in terra ceca di lunedì e martedì prossimo e l'inizio dell'ansia tedesca per la fiera di settembre. Nella Gcasa il deliro regna sovrano dopo una domenica passata interamente fuori, a pranzo per il compleanno della suocera, a Torino per l'acquisto dei vestiti di Ego per la comunione della Grande e il post cena a vedere il derby, con l'accumulo del casino post cena di sabato sera con la S. e fidanzato straniero - di cui vi parlerò prossimamente. 
Quindi oggi niente Rubrica Felina ma avevo quaranta minuti a disposizione per publicare un tot di cavoli miei quando whatsapp annuncia l'arrivo di un messaggio, lo apro e... è la tipa delle pulizie che mi scrive:  
venerdì prossimo vengo un po' prima perchè dobbiamo parlare, purtroppo ti devo lasciare.

E nebbia fu.