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Ufficialmente sono un'impiegata commerciale e tento di vendere qualcosa all'estero in un orario part-time che di part-time ha solo il nome. Nell'altra parte del "time", quella immaginaria, sono una casalinga disperata. Vivo da sei anni nella Gcasa con un megalomane egocentrico spesso in preda a deliri di onnipotenza che qui chiamo amorevolemente Ego e recentemente pare sia diventato mio marito, una Ggatta convinta di essere la padrona di casa e un Ggatto suo sottoposto. Sono sociofobica, germofobica e un altro paio di cose che finiscono con "obica". Sono silenziosa, amo le parole ma uso scriverle piuttosto che buttarle al vento. Dico sempre esattamente quello che penso ma solo se interpellata - quando apro bocca o ho fame o sono incazzata. Maniaca dell'ordine, del pulito e in generale della perfezione ma non a casa mia. Sono una tormentata, per motivi non ancora chiari, ma non ho tempo per disperarmene perchè ho da correre alla ricerca della perfezione di cui sopra. Per i pregi purtroppo non c'è più spazio. Ballerina mancata, nella prossima vita vorrei fare l'ereditiera depressa, scrittrice nel tempo libero. Sogni nel cassetto: pubblicare un libro e girare il mondo.

lunedì 13 gennaio 2014

Ego è un debole.

ed è una cosa che ho capito solo nell'ultimo anno, quando ho iniziato ad osservare le cose da un punto di vista più oggettivo, senza la smania di puntare il dito contro per puro spirito di critica. E' un debole, e come tutti i deboli si tiene quasi sempre tutto dentro finchè nella peggiore delle ipotesi implode e sono le angoscie a comondarlo invece del contrario. Io sono un esagerata di natura e credo che potenzialmente lui potrebbe essere uno di quelli che di fronte alle tragedie della vita cade in baratri autodistruttivi quali gioco d'azzardo, acquisto di grattaevinci compulsivo, uso di droghe, e ovunque altro porti l'immaginazione. credo che un suo esame psicologico mirato potrebbe rilevare una personalità che coincide perfettamente con il personaggio che perde il lavoro e per mesi continua ad uscire di casa la mattina con la divisa da operaio addosso per non dire nulla alla moglie e si passa le otto ore seguenti in un bar a giocare alle macchinette. Non che lui mi abbia mai dato segni di interesse particolare verso talune abitudini ma questo è il tragico risultato della mia analisi da non competente sommando tante sue reazioni alle storie di tanti suoi parenti, ammesso che la componente genetica sia qualcosa di reale - argomento che io scredito completamente quando si parla di tare raziali e al quale poi do valore quando si tratta di predisposione familiare alla depressione o alle dipendenze. per amor della coerenza.
Sono arrivata a questa conclusione e non ci ho pensato neanche tanto su. Lui è così, io sono altre mille cose, mi sono detta, nonostante la debolezza sia una di quelle caratteristiche che mi spaventa parecchio. Nella vita puo succedere di tutto, nulla è certo, di certo vi è che nessuna vita per quanto fortunata sia immune da alcuni dolori quali più prevedibili come la perdita di alcuni cari, o momenti bui di grande spavento o grande sfiga. puoi essere così fortunato da perdere i genitori in tardissima età e di morte veloce e indolore per esempio, ma sempre una morte di un pezzo di te sarà. certo, potresti morire prima tu o essere orfano da quando ricordi, ma non le definirei esattamente fortune. questo per dire che comunque si incappa sempre prima o poi in grossi buchi nella nostra vita e bisogna sopravvivergli, ed è qui che i deboli mi fanno paura. paura per loro di solito, in questo caso paura anche per me. come reagirà Ego ai grandi buchi che prima o poi inevitabilmente incontrerà? e quando saranno buchi comuni, nostri, della nostra vita comune, della nostra famiglia? sarò sola ad affrontarli perchè lui sarà sprofondato in qualche implosione interiore incapace di aiutare se stesso e me? dovrò, come già fatto molte volte, tirarmi su le maniche e affrontare la scalata da sola per poi tornare a recuperare anche lui? Questo è un problema, non il fatto che lui sia un debole. Sto capendo tante cose di me dal giugno passato, ogni giorno mi sembra di vedermi da un nuovo angolo, da una nuova prospettiva. quello che sto capendo in questo momento è che ho un problema con i deboli, di cui la prima rappresentante incontrastata della categoria nella mia vita è mia madre, per una ragione che ha sicuramente radici freudiane che ho incise dentro un po' per gli studi che ho fatto, un po' per i dogmi che in anni di terapia ho fatto miei. se ho davanti un debole, per natura, involotariamente... lo sfido, lo maltratto, lo metto verbalmente alla prova sperando in un improbabile sprone a dargli una scossa o in un più probabile vaffanculo che sarebbe per me in quel momento una grande conquista. della serie: allora sei debole ma non scemo. Ci sono poi diverse braccia dei deboli, mia madre fa parte della categoria deboli per scelta, subdole vittime che hanno lavorato molto per diventarlo, individui così disperati che un giorno, spesso in tenera età, hanno deciso che l'unica strada per trovare il proprio posto nel mondo l'avrebbero per assurdo trovata senza muovere un passo, rimanendo in un angolo figendo di non avere alternativa, giocando sul fatto che qualcuno inevitabilmente sarebbe andato a chiedergli perchè se ne stesse lì porgendogli una mano. Ego è un debole che non sa bene di esserlo e mai lo ammetterebbe, un debole vero che si sente crollare la terra sotto i piedi ogni volta e che forse è convinto che sia esattamente ciò che deve accadere. Come puo una che odia i deboli, che li cerca per puntargli contro tutta la sua arroganza, passare la vita con un debole? Ed è facendomi questa domanda che mi sono resa conto di aver sempre usato la parola debole come un dispregiativo perchè collegato a mia madre quando in realtà il solo aggettivo debole ha tantissime sfumature di cui probabilmente io conosco appena la metà. Sono stata una debole per molti anni, con conseguenze disastrose sulle mia autostima di bambina, sul mio rapporto con i coetanei, sulla mia percezione di me stessa e dell'umanità in generale. Non poteva andare diversamente, con una madre che non ti insegna a difenderti ma ti risponde sempre solo devi essere amica di tutti senza darti dei parametri per distinguere il giusto dallo sbagliato, il buono dal cattivo. Sono diventata poi un adolescente debole che credeva di sembrare dura pittandosi gli occhi di nero, che combatteva da sola contro il suo essere debole senza averne gli strumenti sfociando inevitabile nell'arroganza, nell'esagerazione di una forza ostentata. e ora sono un adulta che si fa venire degli ematomi giganti sulle labbra piantandoci un dente dentro per non piangere, che piangere è da deboli, che per soffrire si nasconde e addita i deboli come bestie meschine e deplorevoli e li vorrebbe annientare tutti manco fossero il male del mondo. Mi ero dimenticata che anche io sono stata una debole e in me non c'era niente di meschino e subdolo. non tutti i deboli hanno scelto di esserlo o fingono di esserlo per essere compatiti, aiutati, avere il loro minuto di di gloria ogni tanto nel corso delle loro miserabili esistenze. ci sono anche i deboli veri, che da certe cose si fanno schiacciare laddove altri riescono a fare un grosso balzo e ferirsi solo di striscio. sono fatti così. e a volte con il tempo lo sono meno, si temprano, si induriscono, gli viene la pellaccia che mi vanto di avere io, di anno in anno più dura. Non c'è niente di meschino nell'essere debole, anzi, si ha sicuramente una sensibilità molto più sviluppata che a me proprio manca per cui forse non mi dispiace così tanto che Ego - egocentrico, egoista, egomaniaco, esibizionista - abbia anche questa sottigliezza d'animo che forse nell'insieme genera quell'animuccia lì sotto di cui mi innamoro ancora ogni giorno. anche in periodi come questo nei quali vorrei cavargli il cuore dal patto con le unghie, così... perchè l'ho visto fare in un film di vampiri e mi è piaciuto. 

6 commenti:

  1. La debolezza d'animo non sempre è un male.
    Certo, non esagerata!

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  2. quando ti descrivi descrivi un po' me, nel presente ma ancor più nel passato, nell'imposizione di quell'essere buona, buona, decisamente innegabilmente deficiente e fessa da quanto potevo essere buona. e debole perché non sdapevo tirare su delle difese.
    ecco, tu ti innamori della debolezza buona di Ego. vorrei vederla anche io... vorrei un segno di debolezza del Consorte invece che prove di forza e ruote di pavone e corazze di mithril... certe volte quando sono con il culo a terra vorrei che mi cadesse vicino.
    curiosità: quando sei tu a crollare, Ego dov'è e com'è?

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    1. Ho letto il tuo commento ieri sera e ho riflettuto a lungo prima di addormentarmi sulla risposta alla tua dmanda. E' difficile, alla fine ne ho concluso che la risposta più corretta è: NON FA. Quando sono culo a terra io lui non fa fondamentalmente nulla, mi guarda con aria agitata quasi spaventata e oscilla indeciso tra il chiedermi la volta più come sto con paura di aprire così i rubinetti e il cercare di distrarmi senza far credere che non gli importi che sto male. Poi lui non c'è, nel senso che non è mai fisicamene presente e quando lo è ha da fare - che sembrerebbe un modo di dire spiritoso ma ahimè in questo caso è realtà - per lo più c'è telefonicamente, quando più quando meno, per cui questo gli permette di avere sempre un salvagente per giustificarsi in una sorta di "faccio quel che posso". A dire il vero Ego è abbastanza un disastro in queste situazioni, e io anche, anzi io sono molto peggio, però negli anni stiamo notevolmente migliorando. lui sta imparando cosa deve fare e cosa no quando sto così e di cosa a grandi linee ho bisogno, e io sto diventando più "umana" dice lui quando vuole prendermi in giro. Sono stata davvero pessima in passato con lui, quando seri problemi con i suoi ci hanno causato danni (esempio:giorno prima di andare a firmare l'assegno per i mobili della casa conto corrente di Ego bloccato causa nonvogliosaperecosa non pagato da sua padre intestato a Ego a sua insaputa quando aveva diciottanni) con questa scusa del risolvere i problemi invece di piangergli addosso mentre il suo mondo crollava io gli davo il carico da novanta invece di una spalla su cui piangere. Devo dirti che comunque a giugno scorso quando come tu sai mi è passato sopra un tir, per la prima volta lui ha davvero chiuso tutto il mondo fuori e ha passato dieci giorni attaccato a me ininterrottamente sopportando ogni mio singhiozzo e cercando di fare tutto ciò che era in suo potere per farmi stare meglio. compreso aiutare mia madre, che lui, giustamente, detesta.

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  3. E' un argomento molto complesso. Mi da da riflettere. Devo pensarci!

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