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Ufficialmente sono un'impiegata commerciale e tento di vendere qualcosa all'estero in un orario part-time che di part-time ha solo il nome. Nell'altra parte del "time", quella immaginaria, sono una casalinga disperata. Vivo da sei anni nella Gcasa con un megalomane egocentrico spesso in preda a deliri di onnipotenza che qui chiamo amorevolemente Ego e recentemente pare sia diventato mio marito, una Ggatta convinta di essere la padrona di casa e un Ggatto suo sottoposto. Sono sociofobica, germofobica e un altro paio di cose che finiscono con "obica". Sono silenziosa, amo le parole ma uso scriverle piuttosto che buttarle al vento. Dico sempre esattamente quello che penso ma solo se interpellata - quando apro bocca o ho fame o sono incazzata. Maniaca dell'ordine, del pulito e in generale della perfezione ma non a casa mia. Sono una tormentata, per motivi non ancora chiari, ma non ho tempo per disperarmene perchè ho da correre alla ricerca della perfezione di cui sopra. Per i pregi purtroppo non c'è più spazio. Ballerina mancata, nella prossima vita vorrei fare l'ereditiera depressa, scrittrice nel tempo libero. Sogni nel cassetto: pubblicare un libro e girare il mondo.

lunedì 26 ottobre 2015

Dichiariamo

pure senza pudore alcuno, che stamattina sono in ufficio solo per scrivere qui. 
Perchè tra tre ore uscirò di qui e non ci tornerò nel pomeriggio, perchè oggi è un giorno speciale.

Ora vi racconterò una breve storia, la storia di come anche un polso troppo allentato possa essere nocivo per la crescita di un figlio, forse tanto quanto uno troppo saldo.
C'era una bambina di anni nove, leggermente sovrappeso, con la frangetta e le fossette, che invece di camminare piroettava in piena esplosione d'amore verso la danza classica incurante dei rotoli di ciccia nascosti sotto al tulle.
C'era una "zia", che si virgolettava così in ogni biglietto di compleanno, non riconoscendosi un merito che - lei non lo sapeva - si sarebbe rivelata l'unica ad avere in tutta la famiglia. una zia di quelle fighe, che dice e fa sempre la cosa giusta, che ti spinge ad essere te stessa, anticonformista, estrosa. quella zia che secondo me ogni nipote dovrebbe avere perchè aggiunge sapore laddove le mancanze dei genitori rendono la vita insipida. Miazia mi ha proposto i buchi alle orecchie, e per me quello che proponeva mia zia, fosse pure un salto dalla finestra sul cemento del cortile, era cosa da fare immediatamente.
così quel giorno ho piagnucolato finchè mia madre non mi ha portato dall'orefice di paese, con lo scazzo di una ragazzina che mostrava gelosia verso chi riusciva a farsi ammirare dalla figlia come un adoloscente in crisi ormonale. due buchi veloci, urla e pianti, con infantile compiacimento di mia madre teloavevodettoiochefacevamalebentista
Io ero come sono adesso, una cagasotto. L'avevo fatto senza avere minimamente idea di quel che era e da quel momento non ho più voluto che mi si toccassero i lobi per nessun motivo... e come tutti saprete oltre a disinfittare spesso dopo una decina di giorni bisogna iniziare a far girare l'orecchino sparato, per poi toglierlo quando il buco è rimarginato.
Io mi sono opposta e nessuno ha insistito più di tanto, ricordo che mi tenevano in tre per bagnarmi di disinfettante la prima settimana e poi una scena ai limiti del film horror per togliermi quegli orecchini parecchi mesi dopo. Ed è stato così che i fori hanno fatto infezione, un infezione durata fino ai vent'anni, anni in cui ricordo ancora che trovavo i lobi bagnaticci e doloranti. nonostante questo io ho però sempre portato orecchini, spesso anche pesanti, dall'adolescenza quando ho imparato a metterli e toglierli da sola, consumando ben benino la carne. Il risultato è che ad anni trenta mi ritrovo con i buchi alle orecchie di una ottantenne, lunghi 25mm, in procinto di arrivare al limite del lobo. 
Oggi è il grande giorno in cui dopo anni a pensarci, visita dal chirurgo estetico di questa primavera, altri mesi a pensarci, mi sottoporrò a questo piccolo intervento. Incideranno, cuciranno gli strappi, toglierò i punti tra quindici giorni e poi dopo un mese potrò rifare i buchi.
Oggi alle quattro tocca a me, con quattrocento euri che dovrebbero pagare i miei genitori se esistesse una legge universale. perchè mi dai una padellata in testa piuttosto, ma non puoi lasciare il libero arbitrio a una bambina di dieci anni per una cosa così ma poi decidere tu come cavolo si deve vestire a carnevale.
E me la sto facendo sotto.
La cosa strana è che ho paura nella mia testa, ma fisicamente lo sento poco. non ho il classico mal di stomaco, la tremeralla, la lacrima incombente, di quando ho paura di qualcosa. 
E' sicuramente perchè il chiururgo mi ha detto che le punture dell'anestesia sono come quelle del dentista dopodichè non sentirò più nulla. ma io razionalmente so che ci sono un sacco di se e di ma, spesso anche con l'anestesia dal dentista senti dolore, e poi i punti non li toglieremo con l'aenstesia, e poi i buchi sono da rifare.
Ma sono anni che guardo gli orecchini pendenti con la bava alla bocca, sogno di indossarne un paio con la coda di cavallo, di poter mettere i brillanti minuscoli che mi hanno regalato ai diciottoanni senza rischiare di perderli perchè passano attraverso al buco, e sopratutto al matrimonio voglio indossare le perle con i capelli legati e il tema del matrimonio non sarà lo splatter.
Per cui oggi, dalle quattro alle cinque, se mi volete bene pensatemi un po'.  

6 commenti:

  1. Ti penserò di sicuro, anche perchè mi hai fatto ricordare un simile episodio della mia vita! Un abbraccio

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  2. Ti penso si!!! Perché non si puo' rininciare per nessun motivo alle perle e ai punti luce!!!MAI!!!
    MA lo sai che quella zia è fondamentale nella vita!?!?!?

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  3. Ti sto pensando, Micol!
    Un bacione!
    E in bocca al lupo!

    Maira

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  4. Tesoro mio, com'è andata?
    Questa storia, infatti, ha delle grandi pecche all'inizio: dovevano aiutarti i tuoi in tutti i sensi, infezioni e paure annesse.
    Prova a perdonare, Micol, è dura, ma prova a riderci sopra. Che pazienza, un abbraccio alla cucciola che eri <3 e che ora è una bellissima donna <3

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  5. io li ho fatti a venti anni perché mia madre aveva talmente sofferto da bambina da rifiutarsi di far patire le stesse sofferenze a sua figlia. E la ringrazio perché per me è stato indolore. ciao, malo

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