Informazioni personali

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Ufficialmente sono un'impiegata commerciale e tento di vendere qualcosa all'estero in un orario part-time che di part-time ha solo il nome. Nell'altra parte del "time", quella immaginaria, sono una casalinga disperata. Vivo da sei anni nella Gcasa con un megalomane egocentrico spesso in preda a deliri di onnipotenza che qui chiamo amorevolemente Ego e recentemente pare sia diventato mio marito, una Ggatta convinta di essere la padrona di casa e un Ggatto suo sottoposto. Sono sociofobica, germofobica e un altro paio di cose che finiscono con "obica". Sono silenziosa, amo le parole ma uso scriverle piuttosto che buttarle al vento. Dico sempre esattamente quello che penso ma solo se interpellata - quando apro bocca o ho fame o sono incazzata. Maniaca dell'ordine, del pulito e in generale della perfezione ma non a casa mia. Sono una tormentata, per motivi non ancora chiari, ma non ho tempo per disperarmene perchè ho da correre alla ricerca della perfezione di cui sopra. Per i pregi purtroppo non c'è più spazio. Ballerina mancata, nella prossima vita vorrei fare l'ereditiera depressa, scrittrice nel tempo libero. Sogni nel cassetto: pubblicare un libro e girare il mondo.

mercoledì 27 gennaio 2016

Un illuminazione improvvisa,

l'altra sera, mentre la cena cuoceva e inizava in tv quella puntata mitica di grey's anatomy in cui meredith dimentica di rimettersi le mutande e derek se le mette in tasca, come se fosse una di quelle cose che è facile scordarsi. 
un epifania. ho sempre scritto, da quando ho imparato a scrivere, perche il foglio mi ascoltava. 
poi il foglio è diventato lo schermo ma il punto è sempre quello. 
ero una bambina che non veniva ascoltata, e quadra perfettamente con il marasma di gente inadeguata che mi girava attorno, con il modus operandi di mia madre, di mia nonna e aimè anche di mio padre seppur per motivi differenti. ed oggi, ancora, tendo a circondarmi di persona che non ascoltano, che interrompono i discorsi per dire la loro, che capiscono quello che hanno in testa e non quello che gli dici tu, usano male le parole, non danno peso ai toni. mi circondo di persone che usano tanto gli occhi come me, poi però la maggior parti di questi ci abbina malamente la bocca e io finisco a scrivere per non sentirmi quando trasparente quando sopraffatta dalle loro parole. E quando scrivo alla gente invece di parlargli, è perchè so che dover leggere li obbligherà ad ascoltare tutto, dalla prima all'ultima parola, senza poter interrompere mai il flusso, dovendo seguire per forza la mia canzone con il mio ritmo, i miei ritornelli e i miei silenzi. 
Quanto materiale per la terapeuta, signori. 

E mentre io galleggiavo nella mia bolla di sapone, è anche successo questo: è morto lui, miononnolignobile - di cui ho dettagliatamente raccontato l'anno scorso, se qualcuno se lo fosse perso e non avesse di meglio da fare, basta cliccarci sopra.
Sabato notte, dopo una decina di giorni di agonia leggera, troppo leggera a confronto di quella che si sarebbe meritato.
al capezzale naturalmente figlio e nipote, miacuginanevrotica.
Io avevo saputo dell'eventualità soltanto la domenica prima, a malapena sapevo che non stesse molto bene, che con i suoi novantaanni era più che prevedibile.
Ci ho pensato su così tanto negli ultimi dieci anni di vita, l'ho desiderato così tanto, ogni volta che mio padre arrivava dal lavoro e non pranzava per il mal di stomaco che aveva dopo averci discusso... che quando mia cugina mi ha scritto "è mancato" alle quattro del mattino, non mi è sembrato reale. e ancora oggi, devo sforzarmi di pensare che è successo davvero e non me lo sono solo immaginato.
Io e Ego siamo andati al funerale, ci siamo presi le condoglianze dei meno informati, Ego ha fatto le condoglianze a tutti, mioziolignobile compreso, ci siamo messi nei banchi dietro e siamo usciti poco prima della fine. Avevo pensato un milione di volte a come comportarmi quando sarebbe successo... film mentali che spaziavano dall'andare a sputare nella bara a partire per il messico e tornare quando i necrologi si erano scollati... e poi è successo così. 
semplicemente non l'ho vissuto, che pare essere una delle cose che mi riesce fare meglio. 
solo durante il funerale ho iniziato a capire che stava succedendo davvero. 
e quasi mi vergognavo, mi sentivo un intrusa, mi sentivo lui e suo figlio al funerale di mio padre, due intrusi che non meritavano di essere lì.
Ho guardato dritto in faccia il figlio e ho provato pena, per la prima volta. 
ho pensato che è un uomo uscito male, difettoso, con il cuore malfunzionante, che negli ultimi sei anni ha seppellito moglie, madre, fratello e padre ed ora è solo al mondo. è una vita inutile, sprecata. 
ha avuto quello che si merita, non c'è bisogno di altro.
e ho appreso di non essere più arrabbiata. di non odiare più, già da un po', di aver trovato pace... almeno per quel che concerne questo capito, almeno verso quei due lì.

E niente... ciao nonno, vai ad insegnare agli angeli a mangiare salame e, se esiste una giustizia universale, a scontare le tue pene. e se incontri mio padre, lascialo in pace almeno lì... che prima o poi tanto ci devo venire anche io. 

* lo champagne nel weekend

2 commenti:

  1. Oddio... Giuro, la battuta finale mi ha stroncato... Muoio dalle risate, perché mi aveva colpito la storia dello champagne (sono andata a rileggermi tutti i post sul parentado).
    Che dire... Un incubo la tua infanzia... Un incubo la loro vita...
    Non diventare come loro... Se vai ancora dall'analista fatti aiutare, prenditi tempo e non fare scelte avventate...
    Scegli la tua serenità, dimostra a te stessa che il gene del parentado tutto si può cambiare.
    Ti voglio bene, anche se sembra stupido dirlo così, virtualmente.

    Maira

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  2. Ma pensa!e così se n'è andato anche lui! Lasciando ricordi indelebili. Sì, ad ogni modo, per quanto ti prepari ad essere sul pezzo anche in maniera strong poi semplicemente capitano le cose e stop. Ci assisti. Poco male, chissà. Quanto al farsi ascoltare per intero sarebbe utile fosse sempre anche tra te e Ego:)

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