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Ufficialmente sono un'impiegata commerciale e tento di vendere qualcosa all'estero in un orario part-time che di part-time ha solo il nome. Nell'altra parte del "time", quella immaginaria, sono una casalinga disperata. Vivo da sei anni nella Gcasa con un megalomane egocentrico spesso in preda a deliri di onnipotenza che qui chiamo amorevolemente Ego e recentemente pare sia diventato mio marito, una Ggatta convinta di essere la padrona di casa e un Ggatto suo sottoposto. Sono sociofobica, germofobica e un altro paio di cose che finiscono con "obica". Sono silenziosa, amo le parole ma uso scriverle piuttosto che buttarle al vento. Dico sempre esattamente quello che penso ma solo se interpellata - quando apro bocca o ho fame o sono incazzata. Maniaca dell'ordine, del pulito e in generale della perfezione ma non a casa mia. Sono una tormentata, per motivi non ancora chiari, ma non ho tempo per disperarmene perchè ho da correre alla ricerca della perfezione di cui sopra. Per i pregi purtroppo non c'è più spazio. Ballerina mancata, nella prossima vita vorrei fare l'ereditiera depressa, scrittrice nel tempo libero. Sogni nel cassetto: pubblicare un libro e girare il mondo.

mercoledì 28 maggio 2014

E' rimasta

Mianonnadeficiente
Mioziofacciadimerda
Miaziafacciadimerda
Miacuginadeficiente
Miamadredeficiente 1/2

per amore? non prendiamoci in giro. puoi avere un animo sucube e masochista ma dopo trent'anni che - a tuo dire - il tuo compagno di vita ti fa vivere di merda, se accetti di continuare con quella vita, qualcosa nel tempo deve cambiare. non sei una moglie così, non sei una moglie devota e innamorata, non continui a farti carta straccia per lui ogni volta che la situazione lo richiede. un limite deve esserci, un limite temporale, un limite al sentimento che deve diminuire o almeno cambiare, adattarsi alla situazione. voglio pensare che la stima e la fiducia siano risorse esauribili se non lo è l'amore. per me è palese che non è stato tutto così schifoso, così terribile come lei lo disegna. E le altre esperienze con lei me lo confermano, ho provato sulla mia pelle il suo livello di attendibilità. Non è rimasta per me come dice, perchè io sono arrivata quando le era già ben chiaro come sarebbe stato il suo matrimonio. Non è rimasta per amore perchè sennò adesso non lo rinnegherebbe. E' rimasta perchè non poteva fare altrimenti, perchè sentiva di non avere altro posto in questo mondo.
Io ho iniziato ad avere una percezione più reale delle cose grazie al confronto con i compagni di scuola e le compagne di danza, ed è stato lì che mi sono resa conto che mia madre aveva qualcosa che non andava. non era normale che non facesse le telefonate, che avesse paura di parlare a una cornetta e che quindi non rispondesse nemmeno al telefono se mio padre non era in casa. non era normale che io non potessi fare merenda uscita da danza come tutti gli altri ma dovessi arrivare a casa a farla anche se la merenda era lì, nello zaino. questa cosa proverò a spiegarla ma temo che nessuno la capirà, perchè le poche persone a cui l'ho raccontata non l'hanno mai capita: mia madre si vergognava di avere una merenda solo per me e non una per tutti i bambini. e non è che le altre bambine ne avessero una per tutta la classe di danza, ognuno tirava fuori la propria merenda e se la mangiava, molto semplicemente. io invece a meno che non avessi due merendine e fossimo in due - e potessi quindi offrire la merendina in più all'altra bambina che ovviamente rifiutava perchè aveva la sua - non potevo mangiarla davanti agli altri. così tutti mangiavano e io no, facevo poi merenda a casa. Giunse il tempo degli inviti a casa di questo e quello per giocare. io non potevo invitare nessuno a casa senza prevviso mentre si usciva da scuola dandosi appuntamento alle quattro come facevano tutti gli altri. io dovevo chiederle giorni prima e se lei riusciva ad organizzarsi in modo che per quel giorno la casa fosse perfettamente pulita e scintillante allora lo potevo fare. ma il vero problema era quando andavo io a casa degli altri con una lista di cose che non potevo assolutamente fare a terrorizzare i genitori . Io non potevo andare al bar sotto casa a comprare il calippo, così guardavo le amichette andare dal balcone in compagnia della nonna dell'amica. non potevo andare sui pattini senza le ginocchiere, il casco e le gomitiere. alcuni genitori mi facevano fare le cose lo stesso raccomandandomi di non dirlo ai miei, altri terrorizzati mi controllavano a vista e trattavano come fossi un handiccappata. più si cresceva, più i miei problemi diventavano seri, c'erano gli amici con la casa in campagna e si andava a fare le scorazzate nei campi con il trattorino a benizina, gli amici con la piscina con l'acqua che ci arrivava alle ginocchia e io dovevo avere i braccioli a unidici anni. il mio carattere, inutile dirlo, era insicuro, debole e fragile, a specchio di mia madre, e se ci aggiungiamo anche che ero una bimba grassottella con le lentiggini e che i bambini a quell'età sanno essere davvero cattivi... sono stati anni terribili per me, che hanno probabilmente formato questo mio caattere di merda di adesso. La psicologa mi ha detto chiaramente che potevo diventare un emarginata sociale con gravi problemi di autostima, o una merda con scarso autocontrollo della rabbia.. e mi pare evidente che nella sfortuna della situazione mi sia ancora andata bene. Le cose si son fatte davvero tragiche quando siamo diventati adolescenti e si è iniziato a uscire, ma purtroppo e per fortuna, quel periodo ha coinciso con il rigetto del rene di mio padre dopo sette anni di onorato servizio. I miei si sono trovati catapultati di nuovo nel mondo della dialisi, con macchinari completamente nuovi con lo schermo e tanti suoni e luci... e il corso di formazione per avere l'autorizzazione per farla a casa da rifare da capo. Ecco che da fagotto sotto la campana di vetro che ero mi sono state consegnate le chiavi di casa e il permesso di tornare a casa a piedi da sola da scuola. tutti i pomeriggi liberi da sola, libera di uscire, di invitare chi volevo, di fare le telefonate che volevo. Qui è iniziata la mia ribellione, perchè da una parte sentivo di aver finalmente avuto accesso alla mia individualità, dall'altra questo abbandono totale da parte di chi fino al giorno prima mi teneva le briglie era difficile da accettare... A scuola ci facevano tutta questa propaganda contro le malattie alimentari, avevo letto tutti quei libri su queste ragazze anoressiche, bulimiche, e anche se ero consapevole che più magra di così non avrei potuto essere, decisi che indurmi a vomitare di tanto in tanto avrebbe attirato di nuovo l'attenzione su di me, che ne meritavo di più di mio padre. Gli anni che ne seguirono furono qualcosa dal quale ancora non mi spiego come ne sia uscita indenne, la mia adolescenza è catalogata negli annali familiari come epica. io non concordo perchè so che non si è trattato della classica crisi della teenager in botta ormonale ma se mai di questa messa in una situazione psicologicamente incopportabile con una madre bambina incapace di gestirla. Qui però non si parla di me ma di lei, di come a quel punto si sia resa conto che il suo giocattolo non era più tale e quindi ormai del tutto inutile alla sua vita se non un elemento di disturbo. ancora adesso non riesce ad accettare che io sia una persona, una persona vera esattamente come lei. non era questo che lei voleva, voleva qualcosa che continuasse in eterno ad avere bisogno di lei per vivere, che continuasse a renderla utile ogni giorno , io invece arrivavo a casa con metà testa rasata, gli occhi pittati di nero, non mangiavo e mi chiudevo a chiave in camera con la musica a palla. Il probelma, solo con l'aiuto della mia analista sono poi riuscita a vederlo con chiarezza, fu che lei invece di mantenere la posizione di madre si mise al mio livello, e questo giustifica le liti tirandosi i capelli, le reciproche mani addosso, la ricerca di approvazione da parte di mio padre, al pari di due sorelle in contrasto. la cosa finì solo quando io la superai, crebbi e iniziai io a lasciarla perdere assumendo il ruolo di adulto tra i due, perchè nemmeno quando mio padre si rese conto che mi stava rovinando la vita e la mandò via di casa per un periodo le servì a capire e cambiare strada. Da quando iniziai a lavorare, a pochi mesi dai miei vent'anni, e quindi a non essere mai in casa per la maggior parte della giornata, tra noi venne a crearsi finalmente il silenzio. La pace, un indifferenza reciproca, un ignorarsi che pareva una canzone di trionfo, di liberazione. e questa pace fatta di convenevoli, di cortesia, di educazione, di superifcie, rimase tale fino all'anno scorso, fino a quando mio padre non decise di mandarci finalmente a stendere tutte e due e andarsene all'altro mondo. 
E io mi ero illusa, per le prime ore almeno, che però fosse ormai tutto cambiato. che il dolore ci avrebbe unito, che avremmo trovato un modo per sopravvivere l'una all'altra, che ci saremmo inventate un rapporto che non c'è mai stato. mi sono illusa che quindici anni fossero passati anche per lei.

....to be continued 

2 commenti:

  1. Quando i racconti sono così intimi è sempre difficile commentare. Si ha quasi la sensazione di entrare di soppiatto nella vita di un'altra persona. Posso solo immaginare il dolore e la frustrazione. In parte lo capisco. Mia madre, come la tua, non mi ha permesso di vivere un'infanzia e un'adolescenza del tutto serena. I rapporti con i genitori, purtroppo o per fortuna, plasmano la nostra vita. Poi arriva il giorno in cui capiamo che dobbiamo staccarci. Che siamo persone diverse. Non migliori, ne peggiori. Solo diverse. E, soprattutto, che ci apparteniamo. Io l'ho capito dopo otto sedute di psicoterapia. E forse ce ne sarebbero volute altre.
    Un abbraccio bella

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  2. Io è quando sento certe storie che mi blocco sulla faccenda figli, in generale, per l'umanità. Guarda cosa ancora di peggio sarebbe potuto capitare a te che già porti simili fardelli dal passato. Comprendo benissimo. Io adesso me la spasso ma se cambiasse qualcosa? Come sarebbero i rapporti ora ben incanalati con certe persone? Mi tornerebbe un treno in faccia?
    Un giorno vengo a trovarti o ci troviamo a metà strada, te lo prometto.
    Potremmo scrivere epiche epopee!
    Ti abbraccio amica

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