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Ufficialmente sono un'impiegata commerciale e tento di vendere qualcosa all'estero in un orario part-time che di part-time ha solo il nome. Nell'altra parte del "time", quella immaginaria, sono una casalinga disperata. Vivo da sei anni nella Gcasa con un megalomane egocentrico spesso in preda a deliri di onnipotenza che qui chiamo amorevolemente Ego e recentemente pare sia diventato mio marito, una Ggatta convinta di essere la padrona di casa e un Ggatto suo sottoposto. Sono sociofobica, germofobica e un altro paio di cose che finiscono con "obica". Sono silenziosa, amo le parole ma uso scriverle piuttosto che buttarle al vento. Dico sempre esattamente quello che penso ma solo se interpellata - quando apro bocca o ho fame o sono incazzata. Maniaca dell'ordine, del pulito e in generale della perfezione ma non a casa mia. Sono una tormentata, per motivi non ancora chiari, ma non ho tempo per disperarmene perchè ho da correre alla ricerca della perfezione di cui sopra. Per i pregi purtroppo non c'è più spazio. Ballerina mancata, nella prossima vita vorrei fare l'ereditiera depressa, scrittrice nel tempo libero. Sogni nel cassetto: pubblicare un libro e girare il mondo.

venerdì 20 giugno 2014

Un giorno senza capo

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non puo essere un giorno perduto, quindi schiena dritta e avanti savoia.
Se mentre scrivevo di Miacuginadeficiente sorridevo a denti stretti con l'amaro in bocca e mentre raccontavo di Miamadredeficiente era come se mi stessero scavando dentro con un cucchiaino da zucchero, scrivere di Miononnol'ignobile e suo figlio credo mi farà tremare di rabbia.
Di lui ho frammentarie informazioni di terzi e pochissimi ricordi diretti, sia lui che suo figlio sono persone col quale il contatto se lo vuoi lo devi cercare e sopratutto creare ogni volta da capo come se fosse la prima. e un bambino queste sottigliezze non le coglie, o sei buono o sei cattivo e sopratutto una volta che lui ti ha memorizzato e catalogato non si aspetta di certo che tu non l'abbia fatto. lui non era un nonno che giocava con le nipoti per cui io non ero una bambina che giocava con il nonno, molto semplicemente. nessuna significativa antipatia, arrivate poi molto tempo dopo. a dirla tutta mi stava anche in qualche modo simpatico perchè quando si faceva la sua insalata di verdura fresca a tavola mi dava sempre dei pezzi di peperone rosso e di sedano che io mi sgranocchiavo. Mi è stato raccontato che suo padre era un brav'uomo, un po' bizzaro, che possedeva una delle poche vetture esistenti in paese e la metteva a disposizione di tutti. portava la gente all'ospedale per le visite, i morti al cimitero e caricava chiunque trovasse per la sua strada. sua madre invece era tremenda, questo è l'aggettivo che mia madre e mia zia utilizzavano per descriverla senza scendere in altri dettagli ma io credo che non fosse poi così tremenda se la nuora è riuscita alla fine a sottomettere pure lei. Tornando al solito punto di rottura se vogliamo credere che la cattiveria sia in noi, radicata nello spermatozoo vincitore, è probabile che la cattiveria di Miononnol'ignobile derivi da lei e la sua follia dal padre. Erano una famiglia benestante per gli standard dei tempi, che adoravano questo unico figlio un po' piciu che avevano avuto. un po' piciu rende bene l'idea tanto che non trovo un equivalente in lingua italiana - non so se piciù si usi in tutta italia o solo nelle mie zone. piciu perchè è uno con cui un discorso serio non lo puoi fare, si mette a cantare canzonette, raccontare barzellette o dire cose  non attinenti. non è un vero scemo, è uno che fa lo scemo per non andare in guerra. quello giusto per mia nonna che l'ha conosciuto a una festa di paese a diciotto anni. la stessa sera è stata nominata reginetta della sua leva e questo l'ha costretta a lasciarsi andare ad un ballo nel palchetto della piazza, performance che usava raccontare perchè le è costata parecchie botte dai genitori il giorno dopo. Lei viveva con i suoi, suo fratello e sua sorella in una casetta che è poi stata trasformata nel palazzo dove ora abito io. erano poveri, avevano le galline e i conigli dove adesso ci sono i garage. Entrambi i miei nonni hanno vissuto la guerra da ragazzini e mia nonna più di una volta mi ha raccontato qualche aneddoto, uno in particolare sotto mia richiesta per un tema di scuola che mi ricordo mise in crisi parecchi dei miei compagni senza nonni. Alla fine del tema avevo fatto anche il disegno, mia nonna su una bicicletta azzurra che tornando da scuola con un amica si nascondeva con la bicicletta al petto sotto un ponte perchè erano iniziati i bombardamenti. Con lei un rapporto l'ho avuto se pur anche lei non fosse una nonna che giocava che i nipoti e io quindi non sia stata una nipote che giocava con la nonna. Mia madre cercava di non lasciarmi mai alle sue cure, la sua fama di pessima levatrice lo testimoniano i segni che ancora oggi Miacuginanevrotica porta sulle gambe, delle sigarette che le spegneva addosso inavvertitamente mentre l'aveva in braccio. Però la stanza dove mio padre doveva fare dialisi era a casa loro per cui era inevitabile che io fossi sempre lì a girare per il suo salone, passeggiare la mia figlia bambola nel suo corridoio, inventare improbabili situazioni immaginarie nel suo grosso terrazzo. Ricordo nitidamente passeggiate estive post cena con lei e il cane, divertenti particolari come un gelato in gelateria, il cono vuoto che lei da al cane, il cane che se lo sbrana in mezzo secondo sul pavimento della gelateria lasciando le doverose briciole e mia nonna che dice alla commessa scusi sa, volevo darglielo fuori ma gliel'ha dato la bambina mentre non guardavo. oppure un gatto nero che ci attraversa la strada e lei che fa passare prima me due volte e poi passa. Nei periodi in cui per qualche motivo i miei erano di continuo in ospedale io stavo con MiZia e Miacuginanevrotica, raramente con Mianonnadeficente - che era affidabile come lasciarmi da sola - e nei casi in cui non c'era proprio nessuno ed ero costretta a stare con MiaNonna ricordo ancora il mal di pancia di angoscia finchè qualcuno non veniva a recuperarmi. Quando iniziai ad avere un età cognitiva appropriata provò i suoi subdoli raggiri psicologici anche con me, motivo scatenante del mio definitivo allontanamento... non ricordo il perchè e il per come ma ricordo che i miei litigarono davanti a lei e lei mi disse che era colpa mia chiedendomi se per caso volevo che i miei genitori si separassero specificando che io e mia madre saremmo diventate povere. Io le ho risposto che erano fatti dei miei genitori e nè io nè lei eravamo autorizzate a mettersi in mezzo, e a giudicare dalla sua faccia non era esattamente il tipo di risposta che era abituata a ricevere. Oltre ad essere una nonna e, come gia spiegato qui, una madre e una suocera pessima, in generale era una donna atipica per quei tempi. Non cucinava, non puliva, non si occupava in alcun modo della casa a costo di navigare nello sporco quando la governante si assentava, lei lavorava e basta. se fosse nata trent'anni dopo sarebbe stata una manager stacanovista probabilmente, proprietaria di una grande multinazionale. Per me e mia cugina ogni tanto però cucinava, faceva degli spaghetti al pomodoro sublimi, con mezzo panetto di burro nel sugo, e delle patatine fritte surgelate e buttate nell'olio caldo che porcavacca nessuno le riesce a fare così - e ho provato anche a comprare lo stesso olio e le stesse patate. Ora mi pare evidente che la mia non simpatia da bambina nei suoi confronti fosse il frutto dell'odio che mia madre nutriva verso di lei, di cui non mi ha mai fatto segreto quasi nell'intento di condizionarmi il più possibile. perchè a me personalmente, se non consideriamo l'anaffetività che era un atteggiamento che aveva nei confronti di tutti e non solo verso di me, non ha mai fatto nulla e anzi quando è stata l'ora mi ha offerto l'appartamento in cui abito ad uso gratutito e prima che ci entrassi ha provveduto ai vari lavori di ristrutturazione facendomi scegliere infissi, piastrelle e piastrelline. poi, tutti sanno che non aveva scelta nei confronti di mio padre perchè tre anni prima aveva fatto la stessa cosa con l'altra nipote, ma questo è un altro discorso. Quando ho saputo che le rimanevano pochi mesi di vita ho iniziato a pentirmi di non averla frequentata di più perchè in barba al non affetto, era una donna che personalmente avrebbe potuto offrirmi molto. e non parlo ovviamente di soldi o simili. aveva tante storie da raccontare e nessuna voglia di farlo perchè fondamentalmente lei i suoi ottantanni non li riconosceva, non si sentiva vecchia, non era conscia che la fine fosse alle porte e non è che lei non sapesse di avere un tumore incurabile, di respirare con un respiratore e pesare venticinque kg, è che lei ha sempre avuto il controllo di tutto e probabilmente credeva di averlo anche sul suo corpo. una settimana prima di morire disse a me e Ego che la prossima volta che sarebbe andata in spagna avrebbe comprato la determinata spezia per la carne, pentita di non averla comprata durante l'ultimo viaggio. Lei è quella radice familiare che quando ci penso mi fa sentire una merda, perchè - quando va a mio sfavore - io credo nei geni, nel dna e compagnia bella, per cui credo che il gene della riuscita sia nel mio sangue e che sia io a non essere capace di sfruttarlo. Lei aveva radici povere, umili e ignoranti. ha fiutato il potenziale di questo piciu, figlio di una famiglia di ceto sociale un pochino superiore, in un momento storico in cui bastava piantare semi per vederne crescere i frutti certi e nel giro di pochi anni ha fondato un impero. Ha avuto una delle prime numerazioni di patente della provincia e ha aperto la prima scuola guida del circondario facendo lei da istruttore, a tutti gli attuali nonni del paese ha insegnato lei a guidare. Faceva le gare di really con il suo metro e trenta di statura e ha vinto numerosi premi vicendo corse sulle spiagge liguri. Poi hanno aperto l'officina che esiste ancor oggi con annessa pompa di banzina, commerciavano auto e investivano su terreni e palazzi da affittare. In tutto questo quel piciu di suo marito un po' stava sotto le macchine a fare il meccanico, un po' a fare il cantastorie con chi passava, cosa che per inciso fa ancora oggi anche se chi gli sta intorno non vuole che si sdrai sotto una macchina a ottantasette anni. I motori sono la sua vita insieme all'insalata sopracitata, le parole crociate e qualche hobby come collezionare francobolli e bustine di zucchero. Non ha mai fatto altro e non glien'è mai fregato veramente niente di nessun'altra cosa. difficile da credersi, ma la conferma assoluta è arrivata quando la moglie è morta, due convenevoli alle condoglianze e pochi giorni dopo il funerale mio padre l'ha beccato a telefonare a una vecchia fiamma di un paese vicino. dopo sessant'anni di matrimonio insieme, la sua vita non è cambiata di una virgola, continua a farsi l'insalata sopracitata ad ogni cena, a fare le parole crociate tra una portata e l'altra, a far bollire acqua per staccare i francobolli nei weekend. Mia nonna raccontava che dopo il loro matrimonio, partiti per il viaggio di nozze in montagna, lui ha allungato il giro e l'ha mollata in macchina due ore a Bergamo per andare a salutare una ex. Lui è un bugiardo compulsivo con scarsa memoria, ti racconta che Mussolini è venuto da lui in officina a farsi riparare la macchina e che a diciott'anni è stato preso dai tedeschi che lo usavano come cuoco e l'hanno trattato coi guanti, fattore che sarebbe alla base del suo credo nazifascista di oggi. Vedi questo piciu, quest'uomo più largo che alto, con gli occhi fuori dalle orbite e il sorriso piacione, che ti racconta la barzelletta di Pierino e si muove a fatica e pensi a un tenero vecchietto consumato dalla vita. un uomo che la vecchiaia ha reso nuovamente bambino, che se ne frega del diabete e si mangia formaggio e salame quando non c'è nessuno in casa, nascondendone pezzi nelle tasche se all'improvviso arriva qualcuno, salvo poi riprendere ore dopo la mezza fetta di salame da in tasca e mangiarsela con le mani sporche di grasso di un motore. In reltà invece, dietro a questa comica maschera si nasconde la cattiveria umana, il male, l'incapacità di amare anche i propri frutti. Non conosco le sue reazioni alla malattia di mio padre, quando era ancora un bambino e ha iniziato a star male, vorrei aver chiesto a mio padre di raccontarmelo. Ma ho visto tutti questi ultimi anni, ho visto e sentito abbastanza cose da poter immaginare che la sua sia stata una reazione di indifferenza, principio attivo del suo essere. Considerava mio padre alla stregua di un fardello, un peso, una croce che gli era stata affibiadata e del quale non poteva liberarsi per la figura che ne avrebbe tratto con chi gli stava intorno, gli amici, il paese, i parenti della moglie... non certo per motivi più nobili. così c'era il giorno in cui si svegliava bene e lo trattava come tratta il resto del mondo, ignorandolo. e i giorni in cui si svegliava male e gli dava dell'invalido, del menomato, dello scarto umano, gli diceva che doveva ringraziare di dargli un posto di lavoro perchè a uno come lui nessuno glielo avrebbe dato. i giorni in cui lo spintonava o gli rimbalzava il camion delle forniture per la dialisi dall'ospedale senza avvertirlo. E mio padre, fino all'ultimo giorno, nei giorni buoni e nei giorni non buoni, andava a misurargli la glicemia tutte le mattine e controllare che avesse ancora medicine. e mio padre non era un fesso, altrochè, era capace di amarlo in quanto suo padre e basta, di un amore primordiale e animale, di cui io non sono capace. Il mio più grande dispiacere nei confronti del mio nonnino è che sia riuscito a vedere mio padre morto in un bara e non sia morto prima lui, evento che attendo con una speciale bottiglia di champagne in frigorifero. 

2 commenti:

  1. Pazzesco!
    Per altro descrizioni puntigliose: mi sembra di averle qui davanti queste persone, riesco a figurarmele!

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  2. Uau..li descrivi alla perfezione, con una lucidità incredibile.....non deve essere facile, ma sicuramente fa bene mettere tutta la tau storia per iscritto!!! Un abbraccio!!!

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