Informazioni personali

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Ufficialmente sono un'impiegata commerciale e tento di vendere qualcosa all'estero in un orario part-time che di part-time ha solo il nome. Nell'altra parte del "time", quella immaginaria, sono una casalinga disperata. Vivo da sei anni nella Gcasa con un megalomane egocentrico spesso in preda a deliri di onnipotenza che qui chiamo amorevolemente Ego e recentemente pare sia diventato mio marito, una Ggatta convinta di essere la padrona di casa e un Ggatto suo sottoposto. Sono sociofobica, germofobica e un altro paio di cose che finiscono con "obica". Sono silenziosa, amo le parole ma uso scriverle piuttosto che buttarle al vento. Dico sempre esattamente quello che penso ma solo se interpellata - quando apro bocca o ho fame o sono incazzata. Maniaca dell'ordine, del pulito e in generale della perfezione ma non a casa mia. Sono una tormentata, per motivi non ancora chiari, ma non ho tempo per disperarmene perchè ho da correre alla ricerca della perfezione di cui sopra. Per i pregi purtroppo non c'è più spazio. Ballerina mancata, nella prossima vita vorrei fare l'ereditiera depressa, scrittrice nel tempo libero. Sogni nel cassetto: pubblicare un libro e girare il mondo.

lunedì 22 aprile 2013

E non è che

non ho voglia eh, di ripassare inglese e fare i compiti da brava bambina. E' che ho passato la mattinata a fare pubbliche relazioni, tante belle parole, e poi il capo se n'è andato ma tornerà e io devo pure fargli vedere qualcosa a sto uomo, dargli un motivo perchè debba continuare a pagarmi lo stipendio. Per adesso un misto di parole, sorrisi e lavori più o meno brillanti sono bastati, ma arriverà il giorno in cui non sarà più così. Quando non avrai più quel culo e al suo posto ci sarà qualche nuova ruga in faccia dovrai avere un asso nella manica, mi dice sempre. tu però sarai già in una bara da un pezzo caro. E se voglio scrivere devo sfruttare la pausa pranzo, e se voglio scrivere in pausa pranzo non posso sudiare. e no è mica colpa mia.
C'è un pensiero che si è infilato tra i miei tessuti grigi e mi torrmenta l'omino del cervello da venerdì. Non parlo mai con il Boiler, da anni, ma quando lo faccio, in qualche modo lei riesce a turbarmi per periodi più o meno lunghi. Si è lamentata, come al solito, perchè lei oberata di lavoro stava cercando un modo per pagarci gli stipendi mentre le mie colleghe, sue no, starnazzavano in giro - e non è che io invece sia la secchioda della situazione è solo che essendo un asociale ho cazzeggiato l'intera settimana anche io ma da sola nel mio ufficio invece di unirmi al pollame. ed è riuscita ad infilarmi in un orecchio che si sta, di nuovo, ventilando l'ipotesi di cassa integrazione per noi impiegati o, peggio, l'ennesimo taglio di ore che questa volta significherebbe passare ad un part-time vero di venti ore settimanali (magari due ore al mattino e due al pomeriggio, conoscendoli). Per i primi trenta secondi l'informazione non mi è arrivata, poi con tanta pazienza ha inziato ad infilarsi nella mia testa e farsi spazio piano piano come un tarlo. Oggi mi sembra di impazzire. devo fare qualcosa, devo capire se è vero, se io sono inclusa nello sterminio, se posso fare qualcosa per evitarlo. Mi cago addosso. principalmente per due motivi, ovviamente per la questione economica ma anche per il rendimento lavorativo. che diavolo di carriera si puo portare avanti con così poco tempo a disposzione, che progressi il mio mercato potrebbe avere se non ho il tempo di seguirlo come si deve, che fine farebbe la passione che ci metto se dovessi arrovellarmi ulteriormente per trovare i soldi del gasolio necessari ad arrivare alla mia scrivania. con gli orari di lavoro attuali di sei ore al giorno, io prendo uno stipendio che nessuno ci crederebbe se lo dicessi in giro. Io l'ammortizzatore sociale del momento, la cassa integrazione, lo conosco bene, l'ho passata due anni fa quando ero una lavoratrice annoiata e insoddisfatta e subito l'idea di avere qualche giorno libero mi aveva fatto saltare di gioia. Non è stiamo un po' a casa e i giorni che non ci paga l'azienda ce li paga lo stato, l'inps, chicchesia. E', chi deve pagare paga non subito ma quando può, quando ha voglia, in ogni caso tu non lo sai perchè l'azienda poi quando può, quando vuole te li darà. Io per tre mesi non ho visto lo stipendio, neanche un centesimo. E a parte lo scompenso a livello logistico che è facile immaginarsi, anche a livello psicologico essere a casa senza conoscere la tua sorte e non ricevere uno straccio di 500 euro è a dir poco destabilizzante. Ora non si tratterebbe della stessa cosa, si parla di un giorno a settimana di c.i. ma sarebbero comunque quattro giorni al mese che inciderebbero come inciderebbero anche solo venti euro in meno con gli stipendi che abbiamo adesso. Io non posso permettermi di prendere un euro in meno, arriviamo a fine mese pelatissimi così, e non posso permettermelo anche perchè ne risentirebbe il mio lavoro, l'autostima quando devi vendere qualcosa in qualche stato inculato nel mondo che non trovi nemmeno sulla cartina, è una credenziale importantissima. E passare a venti ore è ancora peggio forse, perchè la c.i. dopo un po' finisce, un contratto che hai fermato accettandone ogni condizione no. Se non fosse il momento che è, se fossimo nel 2008, avrei già chiesto, preteso, un aumento. prima ho accettato questa situazione perchè ho sempre sostenuto che si dovesse prima dimostrare qualcosa e poi chiedere, ora perchè pensavo che più in basso di così non si potesse arrivare e che piano piano da adesso in poi le cose sarebbero andate meglio, un giorno saremmo tornati tutti ad otto ore, io avrei avuto uno stipendio degno del lavoro che faccio, avremmo riavuto un donna delle pulizie e gente sorridente per i corridoi, e tuttivisserofeliciecontenti. perchè da buona pessimista che sono, le rarissime vote in cui penso positivo io lo faccio in grande, con tanto di coerografie teatrali e musiche di trionfo. E invece sembra che fine al peggio non ci sia, che dopo dissanguamenti biblici a dipendenti, fornitori e chiunque passasse di qui per sbaglio, dopo tre anni dall'allarme, le uscite delll'azienda superano ancora ogni mese le entrate. e aldilà di quanto questo mi sembri ridicolo e quanto non comprenda perchè chi se ne occupa invece di continuare a tagliare sul personale con il risultato che anche quando c'è lavoro non c'è nessuno che lo fa, non si metta a dare un taglio a qualcos'altro, al milione di altre cose davvero inutili che ci sono, io voglio salvarmi il culo questa volta o almeno provarci. Posso fare leva sul fatto che io la c.i. l'ho già fatta, per un anno in tutto, tra lavori solo i gorni dispari e quelli in cui hai i capelli crespi e i tre mesi consecutivi, e le mie colleghe no, ma sarebbe infame. posso sfruttare la verità semplicemente, il fatto che spesso (mica sempre eh) a me non bastano le sei ore a disposizione, non posso perderne altre, e il fatto che il mio compenso è già molto più basso rispetto a chi fa il mio stesso lavoro e con risultati, al momento, più deludenti. In fondo se il mio capo si sente in diritto di potermi dare una pacca sul culo liberamente quando gli pare, perchè io non dovrei sentirmi in diritto di attendere le diciassette quando tutti se ne vanno e sedermi sulla sedia di fronte a lui ad argomentargli questa cosa. che lo so che lo metto in difficoltà, che già questi sono gli anni di Micol che va a letto con il capo ed ogni trattamento di favore non farebbe che alimentare ogni spettegolezzo ma in fondo me ne frego ogni giorno perchè me ne dovrebbe importare oggi. perchè a fargli capire che a dissanguare noi non ottiene altro che gente scontenta che fa male il proprio lavoro, che non crede più nella causa, che non fa niente per migliorare la situazione perchè a vedere crollare la baracca con lui dentro ormai ci spera un po', io ci ho provato... ma lui non ha tutta questa voglia di lottare e ha troppe mani dietro che lo manovrano come una marionetta stanca. Alla fine l'ultima volta che hanno tagliuzzato i nostri orari per levarci ancora quei 50 euro di merda, lui mi ha fatto alzare lo stipendio prima in modo che io non ne risentissi. potrebbe rifarlo, accogliere di nuovo la mia richiesta. in fondo me lo merito, ci metto l'anima, mi occupo anche di cose che non mi riguardano, il mio mercato è l'unico che fattura ancora qualcosa, mi hanno preso bellamente per il culo facendomi trovare dodici ore di ferie in più in busta paga la settimana scorsa invece di pagarmi dodici ore di trasferta e io non ho detto una parola, neanche una, se non sticazzi, dopo, a casa. Non voglio tenere il mio capo per le palle per il bel rapporto che abbiamo, ma potrei farlo. voglio solo, dato che migliorare a quanto pare non si puo, impedire di far peggiorare ancora la mia situazione... almeno provarci, che nessuno lavora per la patria, è inutile raccontarsela. ma come dico sempre, senza che nessuno mi creda, io non sono cattiva se non mi si fa incazzare. e quindi mi chiedo se sia giusto, nel caso io ottenessi quello che voglio, è giusto nei confronti di chi altro qui ha sempre fatto il suo lavoro con serietà e impegno, chi lavora qui da molto più tempo, chi ha tre figli e un mutuo? no che non è giusto... ma allora dovrei starmene zitta in nome di una bontà solidale che nessuno ha avuto nei miei confronti? quando ero solo quella che portava i caffè durante le riunioni e non c'erano più i soldi per pagarmi nessuno ha offerto due ore del proprio orario di lavoro per salvare me.
Con sommo ribrezzo apprendo come mai prima d'ora, al pensiero di ancora rinunce, sacrifici, sogni accartocciati schiacciati non solo nei cassetti ma anche un po' in frigo, nel cesto della biancheria, sotto il letto, dove c'è spazio... che poi un giorno scatta quella molla "mangiato io - mangiato tutti". 
quella che sta portando questo mondo nell'oblio, proprio quella.

6 commenti:

  1. Ho sempre anteposto gli interessi altrui ai miei. O almeno ci ho provato. Alla fine ci ho rimesso io.
    Quindi ti dico di pensare a te. Se senti che ti meriti di più, fallo presente. Senza paure o remore o "dubbi di coscienza". :)

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  2. fallo presente. trova il modo. ma fallo presente.

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  3. Che bel caos:-/ sí, comunque, soprattutto sul lavoro mai guardare in faccia a nessuno...è sempre fantascienza trovare qualcuno che alzerebbe un dito per te, figurarsi!

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  4. SE credi veramente di meritarlo dillo e cerca di utilizzare il tuo sapere come valore aggiunto. cambierà, prima o poi.
    Raffaella

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  5. capisco che sia frustrante e non tanto per il denaro dello stipendio quanto proprio per il non potersi sentire sicuri e quindi motivati a dare e ad amare quel lavoro che tu, alla fin fine, ami. Però penso che tu, un po' come me, tenda a vedere sempre le righe nere più di quelle bianche, anche se dopo, passata l'angoscia delle paranoie in formato "e se succedesse...il peggio", ti accorgi che le righe bianche erano tante quanto quelle nere, solo che si vedevano meno.

    un saluto Micol, speriamo arrivi qualche notizia confortante :)

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